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Padre e Pastore #13 | Condizione per un sistema giusto è l’uomo nuovo

Family News Service / 27.11.2021
fot. Instytut Prymasowski Stefana Kardynała Wyszyńskiego
fot. Instytut Prymasowski Stefana Kardynała Wyszyńskiego

Il Primate Stefan Wyszyński è rimasto nella memoria dei polacchi come statista, difensore della fede, della libertà della Patria e dell’assoluta dignità umana.


L’attività sociale nella vita e nell’insegnamento del Cardinale Wyszyński si basava sul solido fondamento del Vangelo e dell’insegnamento della Chiesa. Da questa posizione affrontò e cercò di risolvere tutti i problemi sociali, economici e politici. Viveva nella più profonda convinzione che tutti gli ambiti della vita umana dovessero essere penetrati e animati dalla presenza di Dio e dalla Sua grazia.

Il Primate aveva posto l’uomo e la sua dignità di figlio di Dio al centro delle questioni e dei problemi sistemici, politici ed economici.

“Bisogna rendersi conto che si tratta della salvezza dell’uomo. Se i migliori sistemi, i più grandi sforzi umani, da nessuna parte, in tutto il globo, non sono in grado di dare la piena felicità, bisogna tornare – non si tratta di un ‘ritorno socio-economico’ – alla persona umana, all’essere umano. Bisogna scorgere, capire e salvare l’essere umano! Questo è proprio ciò che fa la Chiesa.

L’uomo moderno – questo gigante caduto, incatenato nelle lamiere della tecnologia, del tecnicismo e della tecnocrazia che lo vincolano, che lo aiutano a vivere e allo stesso tempo lo disturbano – deve riconquistare la libertà dei figli di Dio per potersi rialzare, per camminare liberamente e per adempiere ai compiti assegnatigli dal Creatore. Questo è il compito dell’intera famiglia umana, alla quale anche noi apparteniamo.

Pertanto, la questione sociale è molto più ampia.

Non si tratta più solo di salvare l’economia, non si tratta solo dell’una o dell’altra frizione tra strati sociali. È un grido di soccorso per la persona umana, perché essa, pur avvantaggiandosi dell’ordine sociale ed economico, delle moderne forme di vita e di lavoro, non perda la sua personalità e non perda i valori morali fondamentali, senza i quali non si può raggiungere nulla nel campo della vita temporale e dell’ordine economico”.

Il Primate ha costantemente sottolineato la dipendenza della vita terrena dal rispetto delle leggi di Dio.

“Bisogna spezzare la convinzione che non ci siano nessi tra economia nazionale e morale cristiana. Certo, sono gli imperativi del momento e la condizione per il vero rinnovamento della nostra vita terrena. È proprio qui che nasce la responsabilità dei figli della Chiesa per il rinnovamento e la santificazione della temporalità, per dare l’esempio di come si serve socialmente il prossimo e di come utilizzare i frutti del lavoro umano e i doni della terra.

E pertanto, anche il mondo temporale ha bisogno oggi della rivelazione dei figli di Dio (Rm 8,19), che porti nella nostra vita quotidiana, temporale e materiale i valori della morale cristiana, benedetti da Gesù Cristo, Figlio dell’Aratore celeste e seminatore del Vangelo di verità e di vita, di santità e di grazia, di giustizia, di amore e di pace”.

Nel suo coraggioso programma sociale, il Primate insegnava che il rinnovamento non dipende dal cambiamento dei sistemi politici ed economici, ma dalla rinascita della persona umana.

Nel 1945 scrisse sulla rivista “Ład Boży” (Ordine di Dio):

“Dopo la guerra, in quasi tutta Europa sono cambiati i governi e sono cambiati i sistemi politici. Cala un’onda, un’altra ne arriva. Prima di ogni nuova ondata, ci sono le nostalgie umane: che i nuovi siano diversi, migliori, che siano finalmente ciò di cui il mondo ha bisogno. Hanno nomi diversi, proclamano nuovi slogan, condannano vecchi sistemi, condannano a morte vecchi, ma condannando ne imitano le gesta.

Cambiano le persone e gli slogan ma il male non cessa. I nomi sono privi di significato. Che sia una monarchia, o una repubblica, o una democrazia, un sistema capitalista o cristiano – se sono governati da vecchi senza coscienza, senza principi morali – sarà un abuso di insegne, di nomi dietro i quali si coprirà la propria povertà. Le persone riconoscono facilmente i furbacchioni.

Non siamo convinti nemmeno da un governo dal nome cattolico, se i suoi cittadini non pensano, non si sentono o non si comportano da cattolici (…) Il nome non esime dall’onestà e dalla moralità. Né è un brevetto di virtù. In ogni sistema non mancano i furfanti che fanno degli ideali, degli slogan e dei nomi un oggetto di commercio e di facile profitto”.

Ciò ripeteva il Primate nei primi anni ’80, quando era opinione diffusa che la caduta del comunismo e il cambiamento del sistema avrebbero automaticamente portato un nuovo ordine giusto in cui le persone sarebbero state rispettate. Il Primate mise in guardia contro un entusiasmo troppo superficiale. Di conseguenza, proclamava che non si trattava di un nuovo sistema, ma di un essere umano nuovo. Non fu facile comprendere questo. I cambiamenti sistemico-politici sembravano essere la via molto più efficace di rinnovamento sociale. Il 2 febbraio 1981 il Primate disse nella Basilica di Gniezno:

“Non bisogna guardare gli altri, questi o quelli, magari i politici, e pretendere che cambino. Ognuno deve iniziare da sé stesso per poter davvero cambiare. Quando tutti saremo rinati anche i politici dovranno cambiare, che gli piaccia o no. Perché in questo momento nella nostra Patria non si tratta solo di cambiare l’istituzione sociale, non si tratta solo di scambio di persone, ma soprattutto di rinnovamento dell’essere umano. Il punto è che l’uomo sia nuovo, che venga la ‘nuova tribù di persone’… Perché se l’essere umano non cambia, allora il sistema più prospero, il paese più ricco non reggerà, sarà derubato e perirà, perché – dirò banalmente – la bottiglia di alcol circolerà passando dalle mani di alcuni ubriaconi alle mani di altri ubriaconi! Permettetemi di dire in modo ancora più drastico che la chiave dell’erario dello Stato passerà dalle mani di alcuni ladri alle mani di altri ladri. Il punto non è che tutti i ladri abbiano accesso alla cassa e tutti gli ubriachi alla vodka, ma che le coscienze di tutti si sveglino affinché comprendiamo la nostra responsabilità per la nazione, che Dio ha resuscitato”.

Oggi siamo convinti di quanto fossero vere queste parole profetiche. Il sistema è cambiato, le persone al potere sono cambiate ma la lotta per la giustizia sociale e il rispetto della persona dura ancora. Mons. Wyszyński vedeva nell’istruzione il compito più importante nel cammino verso la giustizia sociale:

“Ci saranno tempi in cui la persona dovrà vivere nella pienezza del suo essere. Fino ad ora, infatti, è come se avesse condotto una vita a metà. Oppure ha vissuto una vita mortale, soggetta alla schiavitù del denaro e del profitto, una vita egoistica. Oppure è stato spogliato delle sue stesse aspirazioni e sottomesso a un’altra schiavitù: il servizio statale. Sia l’uno che l’altro sono stati un errore. Forse solo i grandi santi sono riusciti a unire abilmente la pienezza della vita umana.

Per evitare vecchi errori, l’uomo moderno dovrebbe essere educato in modo completo sia per sé stesso, che per Dio, per lo stato, per la nazione e la società. L’educazione dovrebbe riguardare l’intera persona umana, cioè dovrebbe riguardare il suo carattere personale e sociale».

Il Primate Wyszyński ha cercato di educare l’uomo e la nazione a una tale pienezza.

Vale la pena ricordare questa scuola di pensiero sociale del Primate. C’è un messaggio senza tempo in essa che mostra la strada verso un futuro giusto.

“Non crediate che il problema della crisi del mondo moderno sia una crisi della cultura, dell’economia e del sistema politico, in un modo o nell’altro. Non è vero, sono tutta spazzatura e foglie che cadono dagli alberi; i venti li spargeranno nei campi e nelle discariche. Questi sono problemi piccoli! Il problema contemporaneo e il punto culminante della crisi mondiale stanno qui, dove le labbra dell’uomo che vuole servire il fratello, incontra i suoi piedi. Chi può e vuole farlo, vince e disegna piani di sviluppo per il futuro (…).

Tutto il resto sarà spazzato dal vento come spazzatura, perché le persone non ne hanno bisogno! Non hanno così tanto bisogno di una nuova cultura, di una nuova morale, economia, politica e di nuovi sistemi. Hanno bisogno di un nuovo amore, di un nuovo rispetto e di una nuova libertà”.

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