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Padre e Pastore #10 | Il Cardinale Wyszyński padre del Concilio Vaticano II

Family News Service / 26.11.2021
fot. Instytut Prymasowski Stefana Kardynała Wyszyńskiego
fot. Instytut Prymasowski Stefana Kardynała Wyszyńskiego

Il Primate Stefan Wyszyński è rimasto nella memoria dei polacchi come statista, difensore della fede, della libertà della Patria e dell’assoluta dignità umana.


L’encomiabile programma pastorale della prepara-zione al Millennio della Polonia coincise con il grande evento della Chiesa universale, il Concilio Vaticano II, svoltosi negli anni 1962-1965. È stato il 21° Concilio Ecumenico della storia e vi parteciparono 2.540 vescovi da tutto il mondo.

Il Cardinale Wyszyński partecipò ai lavori del Concilio fin dall’inizio a livello centrale. È stato membro della Commissione Centrale Preparatoria istituita nel 1960, il cui compito era quello di elaborare le norme che definivano il percorso del Vaticano II. Successivamente, dal 1962, fu membro del Segretariato extra ordine. Mentre dal 1963, per decisione del Santo Padre Paolo VI, divenne membro del Presidium del Concilio.

Testimonianza del lavoro del Cardinale Wyszyński e il suo contributo nella concezione delle deliberazioni del Concilio sono le sue note di quel periodo. Da esse apprendiamo, tra l’altro, che nel 1962 portò la questione della partecipazione dei laici alle deliberazioni conciliari. La proposta fu accolta.

Un tema speciale del Concilio, legato alla persona del Cardinale Wyszyński e dei vescovi polacchi, fu l’insegnamento sulla Beata Vergine Maria e la sua proclamazione come Madre della Chiesa.

Durante il suo soggiorno a Roma, nel maggio del 1964, il Primate Wyszyński apprese dal Santo Padre Paolo VI che i teologi avevano difficoltà nei confronti del titolo di ‘Madre della Chiesa’, per non confonderlo con il termine Madre-Chiesa, e anche per ragioni ecumeniche.

Dopo essere tornato in Polonia, chiese al vescovo Antoni Pawłowski – mariologo, di scrivere una lettera al Santo Padre su questo argomento. La lettera fu accolta dai vescovi come Memoriale dell’Episcopato Polacco.

Questa richiesta del Primate era sostenuta dall’esperienza della nostra Nazione, che così tanto deve alla Madre di Dio. Nel suo discorso nell’Aula Conciliare il 16 settembre 1964, il Primate affermò:

“La Beata Vergine Maria, nel corso di tanti secoli, attraverso i quali si è svolto il destino della nostra Nazione, mostra, grazie ad eventi concreti, quanto sia grande la potenza della sua mediazione nel rafforzare le virtù e i doni dello Spirito Santo, per la difesa della nostra terra sotto la sua potente protezione”.

Dio ascoltò il desiderio filiale del Primate e della Chiesa Polacca – Maria fu proclamata Madre della Chiesa.

Il Santo Padre Paolo VI fece la proclamazione nell’aula conciliare al termine della terza sessione del Concilio, il 21 novembre 1964. Quel giorno il Primate scrisse: “(…) Il Santo Padre pronuncia il suo discorso, nel quale descrive i risultati dei lavori della terza sessione, e dedica più tempo alla costituzione De Ecclesia e alla collegialità. – Il grande, ultimo passaggio del suo discorso è dedicato al cap. VIII di De Ecclesia – sulla Madre Santissima nella Chiesa di Cristo. Conclude dichiarando la Maria Santissima Madre della Chiesa. – Un entusiasmo fantastico ha riempito l’aula sinodale con un lungo, continuato applauso. Tutti i vescovi si sono alzati in piedi. L’euforia, forse simile a quella che dominava a Efeso, dura per un lungo lasso di tempo. È una testimonianza dell’unità dei Padri Conciliari, non si vedono qui né conservatori né progressisti, ci sono vescovi credenti, desiderosi della Madre. – È difficile descrivere i miei sentimenti – sono a Jasna Góra, tra i miei figli, che hanno impetrato questo trionfo della Madonna pregando con le ginocchia nude sul pavimento freddo. Si vede quanto la Madre sia sensibile alle preghiere umili. Ora guarda [questo] entusiasmo dai due grandi arazzi che pendono dai balconi sotto la cupola – uno – la Natività di Gesù, l’altro – l’Assunzione di Maria. Pian piano tutto tace e il Papa continua a parlare. (…) L’aula conciliare è pervasa da un’atmosfera eminentemente sublime di grande gioia e sollievo”.

Per il Primate, la proclamazione di Maria Madre della Chiesa è stata una conferma che la via mariana per difendere la fede era giusta e vittoriosa da ogni punto di vista.

“La Chiesa è Cristologica e Mariana. Era così fin dall’inizio, ma noi lo comprendiamo più profondamente solo ora che il Concilio ha introdotto la mariologia nella Costituzione dogmatica sulla Chiesa, ricordandoci l’importante verità che Maria, nella Chiesa, è sempre accanto a suo Figlio. Sarebbe un grande errore se volessimo fare la ‘separazione’: nella Chiesa rimane solo Cristo e Maria passa alla storia. No, Lei c’è sempre; c’è anche oggi. Se diciamo: Maria è la Madre della Chiesa, allora dobbiamo ricordare anche un’altra affermazione del Concilio, che Lei ci conduce alla Chiesa. Già a Cana consigliava ai suoi discepoli: “Qualunque cosa (mio Figlio) vi ordinerà, fatelo”.

Tenendo presente questa verità, il Primate Wyszyński istituì il Movimento degli Ausiliari della Madre della Chiesa. Maria, presente nella vita della Chiesa, non va solo adorata e imitata, ma bisogna anche collaborare con Lei per la salvezza delle persone, aiutarla con la preghiera, la sofferenza e la testimonianza della vita.

L’Anno del Millennio 1966 – il grande giubileo del Millennio del Battesimo della nostra Nazione fu per i polacchi – un esame di fede e di maturità cristiana. La solennità giubilare è stata celebrata nell’intero Paese, in tutte le diocesi. C’erano migliaia di persone nei santuari, nelle strade e nelle piazze. Nell’Anno del Millennio, i polacchi si sono sentiti liberi e la barriera della paura si è spezzata. Fu proprio allora che iniziò il crollo del comunismo.

Il governo della Repubblica Popolare Polacca, dipendente da Mosca, non smise di perseguitare la Chiesa. Il Santo Padre Paolo VI voleva essere presente a Jasna Góra per la celebrazione principale del 3 maggio 1966, ma le autorità comuniste chiusero la frontiera polacca. Nessuna delegazione dall’estero poté partecipare alle Celebrazioni del Millennio. In questa situazione, l’affidamento di Maria acquistò una forza speciale.

In un passaggio pericoloso della storia, il Primate consegnò tutto alla Madre di Dio. A lei affidò tutte le questioni della Chiesa di Cristo nella sua patria, convinto che questa fosse la volontà di Dio per la nostra nazione. “Il potere della Polonia cattolica – disse – è ora in Lei, perché Dio lo vuole”.

Nella situazione di minaccia alla fede, il Cardinale Wyszyński, insieme a tutto l’Episcopato, decise di consegnare ancora una volta la Polonia alla Madre Santissima, in modo completo e irreversibile, in schiavitù d’amore. Parlando ai sacerdoti nel 1961, disse: “Sempre, quando è particolarmente difficile, quando l’oscurità copre la terra, quando il sole sta già morendo e le stelle non danno luce, bisogna affidare tutto a Maria”.

E lo fece il 3 maggio 1966, consegnando la Polonia come suddita di Maria. Nell’Atto di affidamento della Polonia nel Millennio si legge: “D’ora in poi, Migliore delle Madri e nostra Regina della Polonia, considera noi Polacchi come una Nazione di Tua totale proprietà, come uno strumento nelle Tue mani per la Santa Chiesa, alla quale dobbiamo la luce della Fede, la forza della Croce, l’unità spirituale e la pace di Dio. Fai di noi quello che vuoi! Vogliamo fare tutto ciò che ci chiedi, purché la Polonia in tutti i tempi conservi il tesoro intatto della Santa Fede e la Chiesa nella nostra Patria goda della libertà che merita, purché con Te e per Te, Madre della Chiesa e Vergine Ausiliatrice possiamo diventare un reale aiuto della Chiesa Universale – per l’edificazione del Corpo di Cristo sulla terra! A questo scopo, desideriamo vivere d’ora in poi, come nazione cattolica, lavorando per la gloria di Dio e per il bene della nostra Patria terrena. A Te sottomessi, vogliamo fare nella nostra vita personale, familiare, sociale e nazionale, non la nostra volontà, ma la volontà Tua e di Tuo Figlio, che è l’Amore stesso”.

Questa sottomissione del millennio della Polonia a Maria è come una polizza assicurativa per la fede delle giovani generazioni. Ci saranno difficoltà, ci saranno crisi ma la Madonna non deluderà. Questo atto eroico fu allo stesso tempo espressione dell’amore del Primate per la Polonia, di cui disse: “Amo la mia patria più del mio stesso cuore. E tutto quello che faccio per la Chiesa, lo faccio per lei”.

Il significato più profondo della sottomissione a Maria fu spiegato dal Santo Padre Giovanni Paolo II a Jasna Góra durante il suo primo pellegrinaggio in Patria: “Il significato della parola “schiavitù” così acuto per i Polacchi, nasconde un paradosso simile alle parole del Vangelo sulla propria vita, che si deve perdere, per ritrovarla [cfr Mt 10.39]. La libertà è un grande dono di Dio. Bisogna usarlo bene. L’amore costituisce il compimento della libertà, ma, nello stesso tempo, nella sua essenza bisogna appartenere, cioè non essere liberi, o piuttosto essere liberi in modo maturo! Però questo “non essere liberi” nell’amore, non viene percepito come una schiavitù. La madre non percepisce come schiavitù il fatto di essere legata al figlio malato, ma come affermazione della sua libertà, come suo compimento. Quindi lei è la più libera! L’atto di consacrazione nella schiavitù indica dunque una ‘singolare dipendenza’, una santa dipendenza e una ‘fiducia senza limiti’. Senza questa santa dipendenza, senza questa fiducia eroica, la vita umana è neutra!”

L’era del millennio era stata una lotta tra l’amore cristiano e l’odio. Le celebrazioni del Millennio a Varsavia il 24 giugno 1966 divennero uno spettacolo speciale di odio. Quel giorno, l’intero centro storico, tutte le strade furono bloccate da gruppi di militanti del partito ubriachi portati da varie parti della Polonia, i quali, impedendo l’accesso alla Cattedrale, scandivano: “Non perdoniamo, non perdoniamo”. Era una protesta contro il Messaggio dei vescovi polacchi ai vescovi tedeschi, che era un passo verso la riconciliazione delle nostre nazioni.

Il Cardinale Wyszyński, nell’omelia per il millennio nella capitale, chiese di non cedere all’odio. Disse:

“Ecco una nazione battezzata nel corso della sua storia, che oggi guarda al domani (…): Come equipaggiamento per il futuro, prende l’insegnamento dell’alta dignità di ogni essere umano: grande o malconcio, potente o inefficace, insieme all’indicazione: Amerai il tuo prossimo (Mt 22,39). E questo per tutti! Per colui che ha gli occhi sinceri e per colui che ha gli occhi di vetro. Per colui che ha un fuoco nel petto e per colui che ha una pietra nel cuore. Per colui che ha una mano fraterna protesa verso di te e per colui che ti trafigge con i suoi occhi. Per ognuno! (…) Vi insegno continuamente che vince chi ama, anche se abbattuto e calpestato, e non chi calpesta con odio. Quest’ultimo ha perso. Chi odia – ha già perso! Chi mobilita l’odio, ha perso! Chi combatte contro Dio – ha perso! E ha già vinto oggi – anche se giace a terra calpestato – chi ama e perdona, chi, come Cristo, dona il suo cuore e perfino la sua vita per i suoi nemici”.

Dopo le celebrazioni di fine millennio, a Varsavia davanti alla residenza del Primate, in via Miodowa 17/19, si trovò un gruppo di militanti comunisti che gridava: “Wyszyński a Roma!” “Via!” “Traditore!”. Torce accese furono lanciate attraverso il cancello chiuso nel cortile della residenza del primate. Il Primate offeso stava alla finestra nell’ala sinistra della residenza, nella cosiddetta sala dei decani e benediceva gli urlanti.

In questo modo ha insegnato lo spirito del perdono e del dialogo sociale, ha educato la nazione alla solidarietà. Quando il Santo Padre Giovanni Paolo II esclamò in Piazza della Vittoria a Varsavia nel 1979: “Scenda il tuo Spirito e rinnovi la faccia della terra, di questa terra” – la Patria era già pronta ad accogliere queste parole.

Il Primate Wyszyński, perseguitato dalle autorità, era amato e ammirato dalla società. Fu chiamato il Padre della Nazione. Non erano parole vuote. Ha davvero curato la nazione come un padre. Dopo gli eventi di marzo del 1968, nella Cattedrale di Varsavia disse: “Io, vescovo della capitale, con quanta sofferenza vivo questo ‘spettacolo’ – perché non posso chiamarlo diversamente. Cosa mi resta? Devo ricordarvi, carissimi figli, di proteggere i vostri cuori, pensieri e sentimenti contro l’odio mostruoso e la menzogna che accade davanti ai nostri occhi. Abbiate il coraggio di difendere il vostro diritto alla verità, all’amore, al rispetto reciproco e alla giustizia, all’unità di Cristo e alla pace di Dio! Solo questo ci salverà! Nient’altro ci salverà nella nostra Patria (…).

Se potessi farlo, come desidero con il cuore, cadrei in ginocchio adesso davanti a tutti coloro che sono insultati nella nostra Patria e implorerei: Fratello, perdonali!… perdonali, perché non sanno cosa stanno facendo!… Perché non hanno ancora capito la legge dell’amore. Ma noi vogliamo essere governati dalla legge dell’amore! Vi ho annunciato la Crociata Sociale dell’Amore. Da questo pulpito ho detto: Vorrei che la Capitale diventasse la Città del bell’amore per tutta la Polonia, perché solo questo garantisce pace, verità e libertà.

Ma quando mi inginocchio con lo spirito davanti a tutti coloro che sono insultati e chiedo loro di salvare il proprio amore, che è salvare la propria umanità, mi inginocchio davanti a coloro che hanno insultato e insultano in parole e azioni. Ancora di più dico loro: Amico!… Amico!… – come disse Cristo al discepolo che lo baciò… Amico, cosa stai facendo? Chiedo scusa anche a Te, che hai insultato la tua umanità con la menzogna e con l’aver fatto entrare l’odio nel tuo cuore. Anche a Te chiedo scusa …”.

Circondava di cure non solo i credenti e coloro che andavano in Chiesa, ma anche coloro che si consideravano nemici o che si erano smarriti nel cammino della vita. Ha insegnato il perdono e l’amore incondizionato. “Tutta la nostra vita – disse – vale tanto quanto amore c’è in essa”. Così il cardinale Wyszyński ha inteso la missione della Chiesa verso l’uomo e la Nazione.

Insegnò che la Chiesa è come l’anima della Nazione. Nel corso della storia, ha sempre rafforzato e unito la Nazione, soprattutto quando la Polonia non esisteva sulla mappa del mondo. La Chiesa, nella storia della nostra Patria, non ha mai usato il suo potere contro il popolo. Si è assunta continuamente il compito di sostenere l’uomo e la società con la potenza del Vangelo.

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