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Perle del #WYSZYNSKI | Pratiche religiose quotidiane

Family News Service / 25.02.2022
foto: Istituto del Primate
foto: Istituto del Primate

Tratti da discorsi e scritti del Cardinale STEFAN WYSZYŃSKI, beatificato il 12 settembre 2021, amico di Giovanni Paolo II.

 


Perdono e riconciliazione

 

296.

Che cosa meravigliosa è dimenticare e perdonare! Come ciò libera interiormente, rendendo la persona veramente grande e allo stesso tempo vicina e fraterna. Questo è proprio l’amore, questa è la vera amicizia! [i] 

 

297.

Lo stile cristiano consiste nel fatto che la persona comprende le diverse situazioni, si fida del prossimo, facilmente perdona e dimentica. [ii] 

 

298.

Il perdono è ripristinare la propria libertà, è la chiave della nostra stessa prigione posta nella nostra mano. Eppure con questa chiave possiamo aprire anche le catene della rabbia di nostro fratello. Quanta felicità dipende da noi! La maggior parte dei conflitti che affliggono le persone probabilmente finirebbero immediatamente, all’inizio della disputa. Solo in pochi sarebbero costretti a convocare dei testimoni e a ricorrere all’aiuto della Chiesa. Quindi il perdono è la strada aperta alla pace sociale.[iii]

 

299.

L‘essere umano perdona più facilmente le grandi porcherie che le sciocchezze. Siamo generosi nel perdonare grandi colpe. Forse scriveranno di noi sui giornali. Tuttavia il più delle volte si tratta di sciocchezze, delle “zanzare” della vita quotidiana, delle pulci che saltano sul pavimento, delle punture agli occhi, della punta della lingua o del dente sinistro, cariato.[iv]

 

 

La Preghiera

 

300.

Ringraziamo Dio troppo poco! Se avessimo l’abitudine di ringraziare, quale enorme contenuto acquisterebbe la nostra preghiera! Non quando mi inginocchio e decido che non me ne andrò finché non sento i “buchi” nelle ginocchia, ma quando prego sul tram affollato, sull’autobus, per strada, in qualche corridoio, in coda, attendendo il turno, da qualche parte per strada…

Rendendo grazie, anche per le piccole cose, il contenuto della nostra preghiera si arricchirebbe. Pregheremmo sempre e ovunque. [v]

 

301.

Il segno della croce, Figli Prediletti, ci richiamerà sempre tutte le verità della fede, se lo facciamo con attenzione, verità e chiarezza, e non solo in modo illeggibile e contorto; quando diciamo consapevolmente e non solo per abitudine: nel Nome del Padre, nel Nome del Figlio, nel Nome dello Spirito Santo.[vi]

 

302.

Non c’è bisogno (…) di “tormentare” Cristo raccontando di sé. Bisogna piuttosto chiedergli Parla, Signore, perché il Tuo servo Ti ascolta. Lascialo parlare. Cristo è attivo quando è in noi. È Lui che lavora. La Sua attività si esprime nel fatto che allora sentiremo le molte cose che ha da dirci.[vii]

 

 

Il Rosario

 

303.

Abituiamoci al rosario in modo da pregarlo costantemente, da ritornarvi con la mano facilmente, da dedicargli tutti i nostri istanti liberi. Che compagno caro e fedele può essere il rosario nelle occupazioni quotidiane! Nelle diverse faccende domestiche, nei lunghi tragitti dopo il lavoro, nei campi, in fabbrica, a scuola o in ufficio, seguendo pazientemente un aratro o un erpice, aspettando in fila, alle fermate degli autobus, nelle sale d’attesa degli uffici, nelle lunghe ore sul pullman, in macchina, in treno, nelle notti insonni a vegliare sulla culla di un bambino malato, nei piacevoli momenti di riposo, nelle passeggiate nei boschi o in giro per la città – tutto ciò può essere santificato, arricchito e reso piacevole con la preghiera del rosario.[viii]

 

304.

Il rosario è una preghiera psicologica perché rimedia a tutte le nostre necessità. E vi dirò di più: è la preghiera più quotidiana. Perché la Santa Messa si ascolta in chiesa, così come le omelie, ma il rosario si può recitare ovunque e in qualsiasi momento. [ix]

 

305.

Il rosario (…) non è la preghiera dei devoti, ma la preghiera dei filosofi, dei saggi e dei pensatori. Non è fanatismo! (…) Il rosario è una strana preghiera, che ricorda a tutti l’alta dignità dell’essere umano, i cui diritti non devono essere violati e abusati da nessuno, e del quale non si può fare ciò che ci pare e piace! [x]

 

306.

L‘ottimismo cristiano è il più grande realismo. Esistono, è vero, il tormento e morte, ma anche la gloria infinita. Non è solo la via di Cristo, ma anche il nostro destino e la nostra vocazione. Lì vediamo, ricordando nei misteri gloriosi del rosario come Cristo risorge, ascende al cielo, ne apre le porte, invia lo Spirito d’Amore e, riconoscente all’Ancella del Signore, ne fa di Lei la Regina Assunta. Anche noi siamo chiamati a risorgere, ad essere assunti in cielo e coronati di gloria.[xi]

 

307.

Il Rosario è anche la sintesi della storia di ogni famiglia cristiana. Perché ogni famiglia – così come la vita di Gesù e Maria – ha anche i suoi misteri dolorosi. Cristo li ha vissuti, Maria li ha vissuti, e anche noi li viviamo. È il destino intrinseco della vita di ogni persona. E di eventi dolorosi oggi ce ne sono sempre di più. A volte possono inquietarci, ma quando contempliamo le esperienze dolorose di Gesù e di Maria, conquistiamo una pace particolare e impariamo a vivere i momenti difficili con la serenità di aver svolto il compito. [xii]

 

 

I Santi Sacramenti

 

Il Battesimo

 

308.

Il cristiano dopo il battesimo esteriormente non differisce da chi non ha ricevuto il battesimo. Bisogna aspettare che emerga l’ulteriore efficacia del sacramento, sostenuta dalla vita cristiana, perché tale differenza si manifesti.[xiii]

 

309.

Siamo consapevoli della nostra responsabilità personale per l’opera del battesimo attraverso la quale riceviamo per la nostra spiritualità la ricca compagnia del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Da quel momento in poi, nessuno di noi è solo, ognuno è la dimora di Dio, il tempio dello Spirito. Lo Spirito di Dio dimora in noi e i nostri corpi sono consacrati a Dio. La Chiesa ci incoraggia costantemente: Portate e glorificate Dio nei vostri corpi. [xiv]

 

310.

Il battesimo! È un momento estremamente importante per noi, perché proprio allora smettiamo di essere orfani, termina la nostra separazione, il nostro isolamento. Siamo entrati nella comunità. Il bambino che portano per essere battezzato è in una comunità biologica, naturale. Ma il bambino che torna dal battesimo è già in un’altra comunità, costruita sull’ordine naturale, è vero, ma con poteri soprannaturali – Gratia supponit naturam. È abbracciato dalla comunità nella Santissima Trinità.[xv]

 

 

La Confessione

 

311.

L‘essere umano per sua natura è guidato dalla verità, dall’amore, dalla saggezza e dalla bontà che ha dentro di sé, verso la grande Verità, l’Amore, la Saggezza e la Bontà. Questo rimando è stato scosso per aver permesso che ci influenzasse il pensiero che Dio vuole rifiutarci qualcosa, lesinare qualcosa, impoverirci e allontanarci dalla sua eredità. In questo consiste l’inganno di Satana. In questo consiste il peccato, l’infelicità e la caduta dell’uomo. [xvi]

 

312.

Il nostro peccato è la felix culpa – Ma come, la colpa è colpa, perché felice? – potreste domandare. Felice perché insegna qualcosa, mette in guardia da qualcosa, ci rende prudenti, ci rende consapevoli dell’amore di Dio che vince sempre sulla giustizia umana. La “colpa”, il peccato – non la virtù – ci ha meritato un tale Salvatore. [xvii]

 

313.

C‘è ancora speranza anche per i peggiori, per i perdenti, per coloro che hanno preso strade sbagliate, che hanno giustificato i mezzi più malvagi per mantenere il proprio programma. Dio non rinuncia ancora a loro, perché la redenzione è integrale, e quindi è per ogni uomo, anche il più malvagio, anche se dovremo perdonarlo di tutta la sua malvagità – non sette, ma settanta volte sette. Perché sono figli di Dio! Anche se hanno drappeggiato il loro mantello di sentenze, (…), Dio ha ancora il suo “sì” per ciascuno di loro: i tuoi peccati ti sono perdonati. [xviii]

 

314.

Dobbiamo riconoscere le nostre colpe e chiederne sinceramente perdono a Dio. Ogni peccato è contro l’amore di Dio. Di ognuno, dobbiamo chiedere scusa all’amore di Dio e farci perdonare dal Padre celeste per le nostre infedeltà all’amore supremo di Dio.[xix]   

 

315.

Fratello mio! Quante volte hai vissuto la tua “fine del mondo” nella tua vita personale? Quante volte la morte, il dubbio, la debolezza, la sfiducia ti hanno guardato negli occhi? Tutto ciò ti ha schiacciato a terra come con un’ondata di pietre. Ma la Chiesa ti è passata accanto ed ha continuato a dirti: Fidati, figlio! Fidati figlia! Nessuno ti ha condannato, neanche io ti condanno, va’ in pace e non peccare più. [xx]

 

316.

Nel silenzio dei nostri cuori pensiamo: Tu mi conosci, mi vedi, Tu mi esamini interiormente, Tu mi giudichi, Signore, Tu sai, Tu sai tutto, Tu sai che ti amo …[xxi]

 

 

L’Eucaristia

 

317.

La stessa potenza che operò nell’Ultima Cena, oggi agisce su tutti gli altari del mondo. Facciamo bene a ricordarci che di fronte a questi miracoli la forza propria del sacerdote non serve a nulla. È Cristo che opera prendendo in prestito le mani e le labbra dei sacerdoti. [xxii]

 

318.

Dal momento in cui il Verbo si è fatto carne nel seno della Vergine per nascere come uomo al mondo, a Dio è piaciuta così tanto questa modalità che ritorna nell’intimo dell’uomo, come chicco di grano, in ogni Santa Comunione, affinché da questa nuova incarnazione ogni essere umano possa nascere da Dio. [xxiii]

 

319.

Dio eucaristico è costantemente alla ricerca della sua Betlemme, della sua mangiatoia. Spesso non c’è posto per lui nella locanda, ma in chi lo accoglie, la propria stalla diventa tempio e l’uomo viene divinizzato. [xxiv]

 

[i] Miłość II, 20.

[ii] Ivi, 45.

[iii] Ivi, 181.

[iv] Ojcze, 117.

[v] Miłość II, 205-206.

[vi] Rozważania pod krzyżem (Meditazioni sotto la croce).  Varsavia, Basilica Cattedrale di San Giovanni, 3 aprile 1966. KP 23, 161.

[vii] Pan jest z Tobą… (Il Signore è con te…) Varsavia-Choszczówka, 9 aprile 1971. Ivi, 150.

[viii] Lettera pastorale O codziennym odmawianiu różańca świętego (Sulla recita quotidiana del Santo Rosario). Lublino, 15 agosto 1947. DPZ 1955, n. 4, p. 213; Wszystko, 61-62.

[ix] Omelia nella solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria. Varsavia, Chiesa dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria a Bielany, 15 agosto 1951. WAW 1951.

[x] Droga radości, boleści i chwały (La via della gioia, del dolore e della gloria). Radom, 6 ottobre 1968. KP 39, 27.

[xi] Ivi, 31-32.

[xii] Mówcie różaniec!… (Dite il rosario! …) Varsavia-Włochy, parrocchia Santa Teresa, 1 ottobre 1976. KP 55, 147.

[xiii] List II, 112.

[xiv] Te Deum Tysiąclecia młodzieży akademickiej (Te Deum del Millennio dei giovani universitari). Jasna Góra, 15 maggio 1966. KP 23, 392. Głos, 205.

[xv] Ivi, 65.

[xvi] Miłość I, 35.

[xvii] Błogosławieni miłosierni (Beati i misericordiosi). Varsavia-Choszczówka, 31 agosto 1972. Miłość I, 9. 

[xviii] Zbawczy program Chrystusa – na krzyżu ludzkości. (Il programma salvifico di Cristo – sulla croce dell’umanità). Varsavia, cappella nell’abitazione del Primate, 18 febbraio 1979. KP 62, 89.

[xix] Wezwanie do przygotowania serc Na zmartwychwstanie Pańskie. (Una chiamata a preparare i cuori Per la risurrezione del Signore). Popielec 1961. Listy, 376.

[xx] Kościół i naród bohaterskiej nadziei i życia (La Chiesa e una nazione di speranza e di vita eroiche). Gorzów Wielkopolski, 1 dicembre 1957. Wielka, 183.

[xxi] Wezwanie wielkopostne Na Jubileuszowy Rok Święty. (Chiamata quaresimale Per l’Anno Santo giubilare). Gniezno, 2 febbraio 1974. Listy, 677..

[xxii] List II, 116.

[xxiii] Stoczek Warmiński, 5 giugno 1954. Zapiski, 75.

[xxiv] Stoczek Warmiński, 5 giugno 1954. Ivi

 

foto: Istituto del Primate

Tratti da discorsi e scritti del Cardinale STEFAN WYSZYŃSKI, beatificato il 12 settembre 2021, amico di Giovanni Paolo II.

 

Padre, Figlio e Spirito Santo

197.

C‚è una relazione diretta tra Dio, Uno nella Santissima Trinità, e tutti noi e con ciascuno di noi individualmente. Ecco perché siamo battezzati nel nome della Santissima Trinità, in modo da essere consapevoli che questa unità della Trinità si è, per così dire, stabilita nella nostra personalità, l’ha presa in suo possesso e ci plasma costantemente in sé, perché Dio abita in noi.[i]

 

198.

La Santissima Trinità agisce incessantemente in ciascuno di noi. Il Padre ci manda suo Figlio Gesù Cristo non solo nella prima venuta, nel Natale, ma lo manda a tutti i suoi figli, che moltiplica nella sua abbondanza Paterna, perché in cielo ci siano quanti più amici di Dio possibile e perché ci siano quante più persone possibile chiamate a vivere felici nella sua amicizia, felicità e gioia. Perché Dio è il sommo Bene, e ogni Bene – figuriamoci il Sommo! – ha la caratteristica che deve essere condiviso.[ii]

 

199.

Ogni azione sacrificale è diretta alla gloria del Padre. Tutto il potere dell’azione e del nostro coraggio viene dal Figlio che riposa nelle nostre mani. Tutta l’efficacia del ministero sacerdotale scaturisce dallo Spirito Santo, Signore che dà la vita (Credo). Il sacrificio della Messa non è forse l’espressione più reale della nostra comunione con la Santissima Trinità? [iii]

 

200.

Ho ancora il diritto di dire „Padre” e non lo perderò mai. Anche se invecchio, se vedo i figli dei miei figli intorno a me. Non perdo per questo il Padre e il mio diritto su di Lui. Tutta la mia vita scorre sotto questa legge eterna, anche se sono condannato ad essere bandito da tutte le società. Il padre non può rinnegare il figlio, non mi può negare il diritto di chiamarlo Padre. In questo, anche la più totale volontà umana è impotente. La legge della natura e della vita, la legge del sangue e del cuore sono più forti del diritto costituito. Anche quando mio Padre arrossisce di vergogna, ricordando suo figlio, con questo rossore non fa che confermare il mio diritto nei suoi confronti. Perché qui il rossore manifesta la verità. [iv]

 

201.

Padre! Hai formato la mano materna che si prende cura del bambino. Io sono giunto quando era già formata. Questa mano è stata la prima a percepirmi, la prima a toccarmi, la prima a riconoscermi e a precipitarsi in mio aiuto, che Tu ha voluto mostrarmi sulla terra. È lo strumento perfetto e tenero della Tua mano paterna. Tutto ciò che ho sperimentato grazie a questa mano materna è il Tuo paterno servizio alla persona. Quanto è meravigliosa questa mano! Stranamente delicata e abilmente adatta a qualsiasi servizio; sensibile e pronta a darmi riparo a qualsiasi prezzo. E così pulita che nulla la macchia, che tutto lava. Avresti potuto, Padre, donarmi un aiuto migliore, di quel prolungamento della tua paterna mano di Provvidenza, che con le dita di mia Madre giunge fino ai miei piedi? Attraverso di loro hai asciugato la mia prima lacrima, attraverso di loro mi hai lavato dal sangue della mia nascita, attraverso di loro mi hai offerto il mio primo nutrimento, attraverso di loro mi hai dato il primo abbraccio, attraverso di loro mi hai portato il primo bacio.[v]

 

202.

La volontà di Dio è sempre l’Amore. L’obbedienza alla volontà di Dio è obbedienza all’amore.[vi]

 

Tale è la giustizia di Dio: che una vita piena d’amore Egli la ripaga con un amore eterno, che non si spegnerà e non morirà.[vii]

 

204.

La misura della misericordia di Dio non è tanto la santità e la gloria dei Suoi amici, quanto la salvezza dei più grandi malfattori. Solo la vista dei criminali redenti, che il mondo intero ha odiato ma che Dio invece ha salvato, ci apre gli occhi alla potenza della misericordia di Dio. Ma questo può avvenire solo nella vita futura, perché al momento non siamo in grado di comprenderlo. Dobbiamo prima conoscere bene la nostra propria miseria nel Giudizio Universale per capire perché Dio non rinuncia ai malfattori.[viii]

 

205.

A volte abbiamo una visione sbagliata di Dio. Lo temiamo troppo, ne abbiamo troppa paura. Il più delle volte Lo vediamo come il Giudice dei vivi e dei morti. Lo è, è vero, ma non ci pensiamo troppo? Non è che per caso pensiamo troppo poco al fatto che prima di tutto è Dio-Amore, Dio-Vita, Dio-Grazia, Dio-Verità, Dio-Saggezza, Dio-Gioia, Dio-Letizia. Solo pensando in questo modo avremo l’immagine corretta di Dio. Consapevoli di questo, smetteremo di avere paura di Lui. A Dio non interessa che lo temiamo, ma che ci innamorarci di lui, che Lo amiamo.[ix] 

 

206.

Il più meraviglioso frutto dell’amore del Padre è l’uomo, perché nell’uomo c’è l’amore. Di tutte le creature che esistono, solo l’uomo sa amare, solo lui ha bisogno dell’amore e può manifestarlo. Pertanto, l’uomo è considerato la più perfetta creazione di Dio. Attraverso l’amore che è dentro di noi, tendiamo al grande Amore, che è Dio.[x]

 

207.

Dio non può fare a meno di amarti! Credilo! Non può. In questo consiste la sua „debolezza”; la debolezza dell’Onnipotente, che deve amarti. E credilo. Finora se ne è parlato poco. Se i teologi moderni con confermano questo, allora non dicono la cosa più importante, ciò di cui si ha più bisogno.[xi]

 

208.

A noi pare che Dio sia così lontano, ma in realtà ci abbraccia incessantemente. Ognuno di noi è tra le Sue braccia. Come una madre, che prendendosi cura del suo bambino, si dimentica del mondo intero, perché ha tra le braccia il figlio, così il Padre Celeste ancora più perfettamente „non ricorda” nulla, perché Ti ha tra le sue braccia. Sei il frutto della Sua amorevole volontà.[xii]

 

209.

Cristo è veramente uno di noi! Non è un qualche delegato o messaggero del cielo che compare non si sa bene da dove. È uno di noi! Giustamente i Vangeli citano la genealogia del nostro Signore Gesù Cristo ed elencano: genuit, genuit … perché la gente sappia bene che quest’Uomo deriva dall’uomo; in che modo il Dio-Uomo sorga dalla razza umana e dalla sua umanità.[xiii]

 

Non c’è Gesù senza Maria! Insieme operano per la rinascita dell’uomo. L’Uomo perfetto e la Donna Perfetta nei piani salvifici di Dio! Due nella caduta dell’uomo e Due nella sua Redenzione! Da quel momento in poi, i Due sono a capo di tutta la rinascita e l’esaltazione della razza umana. Ogni opera di Dio, l’emergere di una nuova vita sulla terra o di nuovi valori, avrà sempre bisogno della perfetta collaborazione di due: „saranno due in uno”.[xiv]

 

211.

La croce è lo stendardo dell’amore. Questo è l’unico stendardo sopravvissuto al mondo. Tutti gli altri sono marciti, distrutti, si sono strappati. Ma questo stendardo dura. [xv]

 

212.

Cristo è per noi prima di tutto pace. Si potevano cantare altri motivi di gioia sulla stalla di Betlemme. Si poteva parlare del grande amore, che è l’essenza di Dio. Dio è Amore. Si poteva parlare della Sua giustizia e misericordia, dell’insolita sensibilità verso l’opera delle Sue mani, verso l’uomo. Eppure della stalla di Betlemme si parla soprattutto di pace: pace agli uomini di buona volontà.[xvi]

 

213.

L‚amore è attuale in ogni momento e in ogni situazione. Ecco perché la memoria storica della Pentecoste è ancora attuale nella Chiesa di Dio. La Chiesa „appassirebbe” se l’amore riversato nei nostri cuori dallo Spirito Santo cessasse di esistere in Lei.[xvii]

[i] Co dzień ku lepszemu!… (Ogni giorno verso il meglio!…) (da una conferenza a un pellegrinaggio accademico nazionale), Jasna Góra, 28 maggio 1961. KP 8, 263.

[ii] Kimże jest człowiek, że go tak uwielbiasz…? (Chi sarà mai l’essere umano, per amarlo così tanto …?), Idzie, 16.

[iii] Misterium Eucharystyczne (Misterium Eucaristico), List I, 83

[iv] Ivi, 17.

[v] Ivi, 23.

[vi] Ojcze, 68.

[vii] Dalla predica nella solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria. Laski, 25 agosto 1943, dattiloscritto

[viii] Ivi, 87.

[ix] Radość przekazywania życia – w miłości… (La gioia di trasmettere la vita – nell’amore…) (da un discorso ai genitori), Warka, 7 maggio 1961. Prymas Polski, 77.

[x] Wynaturzenia ojcowskie w kolebce chrześcijaństwa Polski7-8. (Degenerazione paterna nella culla del cristianesimo polacco) (dall’omilia di inizio anno) Gniezno, Basilica del Primate, 1 gennaio 1965. KP 19, 7-8

[xi] Najbliższy Tobie jest Bóg-Miłość (Il più vicino a te è Dio-Amore) (da una conferenza agli studenti liceali), Szymanów, liceo delle Suore dell’Immacolata Concezione, 21 marzo 1971. KP 36, 151.

[xii] Ivi149.

[xiii] Alma Redemptoris Mater …  (da un discorso occasionale), 16 dicembre 1960. KP 7, 292.

[xiv] Będą dwoje w jednym… (Saranno due in uno…)  (da un’omelia a giovani sposi), Varsavia, cappella dell’abitazione del Primate, 27 maggio 1962. KP 11, 140.

[xv] Radości Polski Tysiąclecia (La gioia della Polonia del Millennio) (da un discorso durante le celebrazioni del millennio), Sochaczew, 18 marzo 1966. Ivi, 76.|

[xvi] W obronie człowieczeństwa wolnego (In difesa dell’umanità libera) (da un discorso agli avvocati durante lo scambio di auguri natalizi), Varsavia, cappella dell’abitazione del Primate, 30 dicembre 1966. KP 25, 536.

[xvii] Miłość II, 55.

 

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