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Perle del #WYSZYNSKI | Calendario dell’anno liturgico

Family News Service / 25.02.2022
foto: Istituto del Primate
foto: Istituto del Primate

Tratti da discorsi e scritti del Cardinale STEFAN WYSZYŃSKI, beatificato il 12 settembre 2021, amico di Giovanni Paolo II.

 


L’Avvento

 

320.

L‘avvento ci ricorda che la “mia terra” deve aprirsi e dare alla luce il Salvatore per tutti coloro che Lo attendono da me… Quante persone si attendono da me che io sia per loro una sorta di liberazione, sollievo, consolazione, gioia, speranza, aiuto, salvezza! [i]

 

321.

Abbiamo bisogno che la Santa Chiesa ci ricordi che dobbiamo camminare rettamente ma con prudenza su questa terra. Pertanto, sebbene la venuta di Cristo abbia avuto luogo molto tempo fa, la Santa Chiesa ci ricorda ancora oggi, durante l’Avvento, che Cristo è venuto e di nuovo torna costantemente alle nostre anime e ai nostri cuori.[ii]

 

Il Natale

 

322.

Guardo la mangiatoia di Betlemme – nella stalla… E mi viene in mente un pensiero terribile: meno male, Figlio di Dio e Figlio dell’uomo, che non ci sia stato posto per te nella locanda, perché dovevi cercare… una stalla! E così sei finito nella “mia stalla”. In realtà, non dovevi nulla, perché Tu non devi mai, agisci solo attraverso l’Amore che Tu stesso sei. È stato l’Amore che Ti ha portato alla stalla, o meglio è stato per amore che hai scelto la stalla, per renderla – per me e per ogni essere umano – un tempio.

Si dice che la gratitudine caratterizzi le persone di buona lega. Non so se sono fatto di buona lega, ma desidero tanto mostrarTi la mia gratitudine per ver scelto proprio… una stalla. Ci sono posti in cui non mi piace andare, anche se vi vivono e lavorano le persone, perché mi pare che questi posti mi sporchino e abbiano un effetto negativo su di me. Forse è un ospedale che evito, anche se lì il mio fratello sofferente mi sta aspettando. Lo evito, però, perché lo associo alla mia possibile futura sofferenza. – Da ora non eviterò più l’ospedale, perché vi sei Tu, il Figlio di Dio, avvolto strettamente in fasce …

O forse è un’affollata sala d’attesa di una stazione ferroviaria suburbana, piena di fumo e di afa, che evito accuratamente camminando sulla pensilina gelata, purché non vi entri, non mi sporchi e non mi affumichi. Entrerò, proprio adesso entro, senza paura e disgusto. Guarderò le persone appisolate e raggomitolate, i loro volti stanchi e affaticati. Avranno bisogno di aiuto? Posso essere loro utile in qualcosa? Anche la “stalla” ferroviaria è piena di Te…

O forse conosco l’indirizzo di una casa dove ormai regna solo il peccato, dove si entra solo per peccare? Grazie a Dio, non ho mai oltrepassato la sua soglia. “So che lì c’è qualcuno che potrei aiutare, eppure non ci vado!” Cosa direbbero gli altri di me? Ci hai pensato Tu, Figlio di Dio e Figlio della Vergine Immacolata, quando giacevi nella stalla, sul fieno della mangiatoia, per salvarmi? Cosa ne diranno gli altri? Quindi andrò in questa casa dove regna il peccato, per salvare qualcuno, per far uscire qualcuno da lì e portartelo, perché tu lo salvi.

Da oggi per me non ci saranno più posti sporchi, disgustosi, stalle. Varcherò ogni soglia senza paura di “sporcarmi” se dietro quella soglia c’è una persona che può essere aiutata. Ogni posto può essere un tempio! E per me non ci saranno più persone “sporche”, “più basse”, “grigie”, alle quali non valga la pena prestare attenzione perché il grigiore del loro stile quotidiano e il loro lavoro duro e fisico non attirano i miei occhi e pensieri, essendo una folla senza nome che non vedrò… Rispetterò ogni uomo che, nel suo lavoro, indipendentemente da quale esso sia, cambia il mondo in meglio, lo rende più gradito a Dio e alle persone…

Oh! Come vorrei santificare ogni luogo in cui una persona vive e lavora! Oggi li santificherò con il pensiero che tu, Dio della stalla di Betlemme, vivi in ogni luogo… [iii]

 

323.

O Dio Bambino, che giaci in una stalla tra gli animali, Dio Onnipotente! Concedi per la potenza della tua nascita umana, Tu, Figlio di Dio e Figlio dell’uomo, che io sia… umano! Possa io essere una persona umana! Possa io essere a Tua immagine e somiglianza! Che anche tra gli animali possa essere… umano! Non voglio niente di più sulla terra di questo: essere vero… umano![iv]

 

324.

La persona, schiacciata dal proprio destino, sopraffatto dalle inezie e dalle preoccupazioni quotidiane, può perdere la sensibilità al senso della vita che una volta aveva concepito. Bisogna solo ricordare la grande gioia che c’era a Betlemme per comprendere la gioia di ogni madre terrena e la gioia del Padre che è nei cieli per un essere umano che è nato nel mondo. [v]

 

325.

La carriera di ogni persona inizia sulla terra… in un pannolino, anche se oggi indossa l’uniforme di ambasciatore o di generale. E in un pannolino – forse un po’ più grande – finirà, se sul letto di morte non ci mancheranno i pannolini. Pertanto, si deve rispettare ciò da cui una persona proviene e ciò a cui inevitabilmente tornerà. Alla fine della nostra vita, tutti le nostre conquiste, tutti i nostri profitti saranno raccolti di nuovo … in pannolini.[vi]

 

326.

Nei tempi di orgogliosa cultura di massa, la presentazione del Bambino da parte della Chiesa fa memoria che in questo mondo, nel suo ricco ordinamento, nelle vaste esperienze ed avvenimenti di migliaia di anni, la cosa più importante è proprio… questo piccolo essere umano.[vii]

 

327.

Stiamo alla soglia della vita quotidiana. Quanto poco è attraente. Quanta spazzatura, quanta polvere, quanta collera, quanta rabbia, quanta impazienza vi è in essa! È mai possibile portare Dio in questa vita? Non domandartelo! Hai la risposta nella stalla…[viii]

 

328.

Betlemme collega il cielo e la terra, ma porta anche Dio tra gli uomini e ci insegna a guardarci con occhi fraterni. Perché ecco, davanti alla Madre e al Bambino, accanto ai pastori ci sono i Magi! E qui sono tutti solo figli di Dio. Questo è proprio il significato e la potenza dell’equiparazione degli strati sociali di Betlemme! I saggi vennero alla stalla e i pastori al palazzo del Re Neonato! [ix]

 

329.

Cristo ha voluto rivelare sé stesso alle nazioni. Dal momento in cui i rappresentanti di diverse nazioni si sono inginocchiati davanti al Dio Bambino, è iniziata l’opera della Chiesa universale, dell’intero popolo di Dio. Il presepe di Gesù è la culla della Chiesa universale.[x]   

 

In verità, Cristo è nato una volta a Betlemme, ma nasce ininterrottamente sugli altari! E nasce continuamente nelle anime umane! Eppure il Natale si ripete tutto l’anno, quando Figli di Dio nascono nel mondo in tante famiglie di tutta la nazione! Perché tutti siamo – a modello del Figlio primogenito – figli di Dio. Guardando la culla, possiamo dire con tutta verità, che un uomo di Dio è nato nel mondo. [xi]

 

331.

La celebrazione del Natale ha un profondo significato teologico. Ma ha anche un grande significato umanistico. Questa è la gioia di Dio e dell’uomo! Confessiamo tante verità nel Credo, ma davanti ad una sola di esse ci inginocchiamo: il Verbo si è fatto carne. Davanti a questa unica verità, tutti piegano le ginocchia, a cominciare dal Papa. [xii]

 

332.

Il Natale è la gioia di tutta la famiglia umana. Se la nascita di ogni essere umano genera tanta gioia nella famiglia domestica, cosa sarà la gioia dell’intera famiglia umana per la nascita del Dio-Uomo, che per noi uomini e per la nostra salvezza è disceso dal cielo! [xiii]

 

L’ultimo giorno dell’anno

 

333.

Il tempo non ritorna, se ne va irrimediabilmente. L’anno che abbiamo vissuto non è più di nostra proprietà. Altri ne verranno dopo di lui, o forse no… A volte diciamo: lo farò più tardi. Eppure intuiamo chiaramente che né ciò che è passato né ciò che ci aspetta ci appartiene, ma solo il momento presente. Il compito della vita umana si riduce proprio a questo momento presente. Solo esso è nelle nostre mani, alla nostra portata. Ciò che programmiamo, o intendiamo fare, può avverarsi o meno. Possediamo solo il tempo presente. [xiv] 

 

 

Quaresima

 

334.

Cosa può esserci di più umile che un frammento di cenere, che porre della cenere in deliziose acconciature e nei capelli? È questa umiltà umana che commuove Dio. [xv] 

 

335.

La Chiesa ha una capacità speciale di introdurre attraverso il digiuno la pace nei cuori purificati dalle colpe e riconciliati con il prossimo. È una comunità penitenziale, confessata e assolta, che soddisfa Dio e il prossimo come un giardino irrigato e come una sorgente le cui acque non inaridiscono (Is 58,11). Solo una tale comunità è in grado di vivere profondamente il giorno che il Signore ha preparato e comprendere il saluto di Cristo: Pace a voi! Sono Io, non temete! (Lc 24,36-39). [xvi]

 

336.

La Quaresima sia scuola di temperanza e di autocontrollo. Oggi siamo chiamati al risparmio, risparmiamo anche il centesimo, la salute, la forza e il tempo per servire con essi la gloria di Dio e il bene della Nazione.[xvii]

 

Preghiera dopo la Santa Comunione del Giovedì Santo

 

337.

Non perderò l’immagine davanti ai miei occhi, alla mente e al mio cuore di quando Tu, Figlio dell’Ancella del Signore, ti inginocchi ai miei piedi, come un servo. Imploro come Pietro: Non mi laverai mai i piedi. Non posso permetterlo! Ecco l’ultima esplosione di egocentrismo. Ma tu mi dici: se non mi inginocchio ai tuoi piedi, non avrai parte con me (Gv 13,9). Signore! Anche le mani, la testa e i piedi: tutto ti offro!

Insegnami, Cristo – insegna a tutti noi – ad amarci socialmente, non con le parole, ma con il servizio reciproco. Non voglio più “contrattare” con te, acconsento già ad averti in ginocchio ai miei piedi. [xviii]

 

338.

Guarda, Padre, quanti figli hai! Come è “cresciuto” il tuo amore! Come il Tuo Cuore si è “espanso”! Quante migliaia, infinite possibilità ha! Tu stesso riveli costantemente al mondo le tue nuove e sempre più nuove possibilità. Veramente e sopra tutto ciò che potrebbe accadere nel mondo, c’è un amore più grande! È ancora più grande del mare dei peccati e delle offese fatte a te, più grande dell’uragano delle bestemmie scagliate contro il Tuo Santo Nome! Sopra tutto questo è più grande anche una sola scintilla d’amore che cova in un cuore che si spegne. Per questa scintilla vale la pena vivere e bisogna salvarla. Ecco perché ho detto: Ecco io vengo, o Dio, per fare la tua volontà (Eb 10,7). [xix]

 

 

Con Cristo sulla Via Crucis

 

339.

Forse in molti compiti e difficoltà ritengo di essere incapace di confessare la mia fede, di prendere la mia posizione. Allora penserò: non sono solo, la mia croce è portata dal mio Dio. Siamo in due: Lui ed io. Un cristiano non è mai solo, Cristo è con lui. Camminano insieme.

Nella mia fatica quotidiana, ricorderò specialmente che tu sei con me, che metti il tuo braccio sotto la mia croce. Quindi camminiamo insieme. [xx]

 

340.

Quanto è altamente umano che l’uomo non debba ringraziare di tutto solo Dio, che debba prendere parte personalmente alla fatica di Dio che salva il mondo. Questo è il rispetto per l’uomo, per me, per ciascuno di noi. Ma allo stesso tempo è un’indicazione di quanto noi tutti siamo necessari a Dio e alla Chiesa nell’opera di Dio sulla terra e nell’opera della Chiesa.

Quindi prendo la croce di Gesù, non solo la mia, ma la croce dell’opera di cambiare il mondo. Prendo sulle spalle la croce della Chiesa e la porto con Cristo che vive nella Chiesa. [xxi]

 

341.

Persino Gesù, pur essendo Dio, su questa terra ha dovuto avere l’aiuto della Madre. Anche l’uomo forte, di carattere, energico, di straordinaria autosufficienza, fiducioso, deve scoprire in sé tale forza, delicata e materna, che a volte va ascoltata, ne vale la pena, è necessario…[xxii]

 

342.

Tuttavia, anche la croce finisce. Non è la più grande legge di questa terra. Per la croce c’è un solo Venerdì Santo sulla terra. Poi verrà la speranza del Sabato Santo. Arriverà il trionfo della Domenica di Pasqua.

Com’è bello ricordarlo nell’agonia e nella fatica.[xxiii]

 

343.

Ogni volta che la croce mi tormenta, ricorderò che sono chiamato dalla morte alla vita. Quando la fatica del lavoro si approfondisce, ricorderò: il lavoro terminerà, i fogli di carta saranno pubblicati, l’inchiostro si asciugherà, detergerò il sudore dalla fronte, accenderò il sole di Dio sul mio capo.

Però sono un figlio della vita. La croce è rimasta dietro di me.

Davanti a me – la Vita! [xxiv]

 

La Resurrezione

 

344.

Surrexit Dominus vere et apparuit Simoni. Alleluia. Questa è la vera gioia di Pietro, perché è stato il segno del perdono. È bastato che Cristo guardasse Pietro; è stata un’assoluzione data da Cristo al Capo visibile della Chiesa. È anche la nostra gioia, perché è associata alla speranza. Cristo ha perdonato Pietro; cresce la speranza che perdonerà anche a noi. Colui che ci ha fatto pregare per i nostri nemici e lo fa lui stesso, sa che non siamo suoi nemici. Quanto più possiamo contare sullo sguardo misericordioso di Cristo. [xxv]

 

345.

Il più grande servizio dell’opera della Redenzione è la liberazione da noi stessi, è donarci un modello di dedizione agli altri attraverso l’amore. La croce (…) sarà sempre un promemoria per noi: ecco l’Uomo che non ha aspirato alla vita umana, ma ha dato la sua vita per noi. Questo è il più grande Modello di dedizione. [xxvi]

 

346.

Dobbiamo credere fermamente alla risurrezione di Cristo, così come dobbiamo credere alla nostra risurrezione, a quella di ciascuno di noi. Pertanto, la celebrazione della Pasqua non è solo una celebrazione che ricorda la risurrezione di Cristo, ma anche un promemoria della nostra futura risurrezione, alla quale arriveremo attraverso la croce della vita e attraverso la morte. Questa è la Pasqua per ognuno dei figli di Dio redenti sulla croce. [xxvii] 

 

L’Ascensione

 

347.

L‘ascensione – il più splendido progresso dell’umanità. [xxviii]

 

348.

Nell’ascensione c’è l’ambizioso piano di Dio di raddrizzare tutte le ginocchia infiacchite, le spalle cadenti e di far sì che le teste chinate cerchino la speranza con lo sguardo in alto. [xxix]

 

La Pentecoste

 

349.

La solennità della Pentecoste non è solo memoria di ciò che accadde nel Cenacolo, quando lo Spirito Santo discese sugli Apostoli, riuniti insieme a Maria e alle donne, ma è anche una festa sempre attuale. In essa adoriamo ciò che costantemente accade nella Chiesa e ciò che non può non accadere, perché è espressione in mezzo a noi della potenza di Dio che è Amore. [xxx] 

 

350.

In noi c’è la necessità dell’amore, abbiamo bisogno di tendere verso l’infinito, verso il cielo, ed è per questo che Dio ha mandato lo Spirito Paraclito. [xxxi]

 

Il Corpus Domini

 

351.

Il Corpus Domini è una celebrazione che ancora una volta nel ciclo liturgico sottolinea la grandezza dell’uomo. Se l’uomo fosse irrilevante, modesto e di piccolo, privo di significato, sicuramente Dio non avrebbe fatto una fatica così straordinaria e non avrebbe operato così tanti miracoli, per nutrirlo col suo Corpo. [xxxii]

 

La Festa di Tutti i Santi

 

352.

Nella celebrazione di Tutti i Santi, ricordiamoci che ognuno di noi è (…) un granello di senape, minuscolo, ma destinato a diventare un albero su cui gli uccelli del cielo trovano cibo. Lo stesso Dio Padre conduce ognuno a Sé, attendendo solo che noi ci arrendiamo a Lui. Questo è lo scopo adeguato della nostra vita. Ognuno ha la possibilità di realizzare questo traguardo, perché l’apostolato è nutrire il proprio spirito, il proprio cuore e i propri pensieri, così come Cristo nutre col suo Corpo e il suo Sangue. [xxxiii]

 

Il senso cattolico della sofferenza

 

353.

Offri a Cristo la tua sofferenza nell’ora in cui sei interiormente affranto, moribondo per la terribile stanchezza, in quel momento Gli sei più vicino che mai. Allora ti purifichi profondamente. Non scoraggiarti se in un primo momento non provi sollievo nella preghiera che accompagna la tua fatica. La luce ti avvolgerà più tardi. Devi raggiungerla. [xxxiv]

 

354.

Accetto con piena fiducia anche la mia croce, alla quale sono inchiodato, perché su di essa posso ancora parlare con il mio Dio. Posso ancora restituire ciò che è più nobile per noi: il mio spirito: Padre, nelle tue mani[xxxv]

 

355.

La sofferenza, così detestata dalle persone, è un elemento necessario della nostra personale perfezione e santificazione. [xxxvi] 

 

356.

La nostra croce è diversa dalla Croce di Cristo, perché la croce di Cristo era fatta di legno, mentre la nostra è il peso dei doveri e delle difficoltà della vita. Tuttavia, il contenuto è uguale a quello di Cristo, perché la Croce di Cristo era anche la croce del Suo dovere. [xxxvii] 

 

357.

Si passa solo attraverso la sofferenza, ma la sofferenza non è la nostra condizione, la nostra stabilità, la nostra vocazione e il nostro destino. Siamo destinati alla gioia, alla felicità e alla gloria. Tutto ciò che ci ferisce è solo un frammento e un tormento temporaneo. [xxxviii] 

 

358.

Ci sono molte persone che – magari a distanza – vi sostengono con la preghiera, con il lavoro e la fatica, conquistando risorse con l’aiuto delle quali possono alleviare le vostre sofferenze. Tutti loro guadagnano il paradiso attraverso la vostra sofferenza. Come Cristo, attraverso la sua passione, la sua sofferenza e la croce, ci ha condotti in cielo, così attraverso la vostra sofferenza e croce molte persone trovano il senso della vita, acquistano meriti, conquistano il Regno di Dio e le gioie eterne del cielo. [xxxix]

 

359.

La sofferenza trasforma ciascuno di noi. Cominciamo allora a comprendere meglio il significato e il valore della vita, il valore del corpo umano e di ogni suo membro, e la ricchezza dei doni del Creatore, impiantati nella nostra umanità. [xl]

 

360.

Il mondo oggi ha bisogno dello spirito di pentimento e di riparazione. Quindi offriamo le nostre sofferenze per il mondo, per i grandi peccatori, per le persone che fanno il male, per le persone odiate, abbandonate da tutti a causa della loro grande cattiveria. Persino questa cattiveria si vendica di loro, perché li priva della gioia. Qualcuno deve venire in loro aiuto. Offriamo le nostre sofferenze per tutti i peccatori. [xli]

 

Morte e Vita Eterna

 

361.

Quando affermiamo che non c’è niente da fare, significa che abbiamo vissuto male. Quando affermo che oggi sto ricominciando, ho tutto da guadagnare. [xlii] 

 

362.

La Chiesa ripone in noi una fede così forte nella risurrezione della carne che la attendiamo nella nostra vita quotidiana. Consegniamo tranquillamente i nostri cari alla madre terra, perché sappiamo che questa umile servitrice di Dio a suo tempo restituirà le ceneri accumulate al Padre Celeste, che è il Creatore sia della terra che dell’uomo. L’insegnamento della Chiesa sulla Risurrezione, in un certo senso, allevia la tragedia del mistero della morte ed esalta l’alta dignità della persona umana. [xliii]

 

363.

La tomba non è mai la fine dell’uomo. Il cristianesimo è pieno di ottimismo e di fede viva. Guarda sempre al futuro… Non pone fine allo sviluppo della famiglia umana, non dice mai ‘basta’. Al contrario – i santi, si santifichino ancora di più. [xliv]

 

364.

Crediamo per fede che una vita ben spesa e condotta correttamente fa sì che la persona, anche se muore, vivrà, perché Dio la risusciterà nell’ultimo giorno.[xlv]

 

365.

Nella vita di ciascuno di noi ci sarà un momento in cui sentiremo di aver compiuto tutto ciò che dipendeva da noi e che è tempo per noi di andarcene. Ma questo non ci riempie di tristezza. Perché? Perché sappiamo e crediamo di non avere una dimora permanente qui. Attendiamo ciò che per noi è stato preparato dal nostro Salvatore e Fratello – Gesù Cristo. Il cielo aperto nel giorno dell’Ascensione somiglia al cuore aperto di Cristo, sulla croce, che gli antichi scrittori cristiani hanno chiamato porta aperta a tutte le grazie sacramentali e segno di amore. [xlvi]

 

366.

Dopo la sofferenza e l’angoscia, verrà un’altra realtà della vita: la resurrezione! Tuttavia risorgendo, sarò diverso, diventerò in un certo senso una nuova creatura – sebbene nella stessa personalità. [xlvii]

[i] Miłość I, 29.

[ii] Sobota dniem Matki Boga. (Il sabato è il giorno della Madre di Dio). Varsavia, la cappella delle Suore della Famiglia di Maria in via Żelazna, 10 dicembre 1960. Ivi, 270.

[iii]Miłość I, 103-104.

[iv] Ivi, 109.

[v] Ivi, 82-83.

[vi] Ivi, 96.

[vii] Ivi.

[viii] Ivi, 101.

[ix] Ivi, 111.

[x] Ivi, 112.

[xi] Wypełniamy 53.

[xii] W obronie życia (In difesa della vita). Varsavia, Basilica Cattedrale di San Giovanni, 25 dicembre 1969. Wielka, 198.

[xiii] Ciesz się i raduj z całego serca… (Rallegrati e gioisci con tutto il cuore…). Varsavia, abitazione del Primate, 28 dicembre 1976. KP 56, 166.

[xiv] Discorso ai giovani. Piaseczno, 16 novembre 1975. KP 52, 188-189.

[xv] Miłość I, 208.

[xvi] List pasterski Na wielkopostną drogę do Boga Żywego. (Lettera pastorale Per il cammino quaresimale al Dio Vivente). Varsavia, 2 febbraio 1953. Listy, 240.

[xvii] Z Wezwania do pracy na rzecz trzeźwości (Dalla chiamata a lavorare per la sobrietà). WDL R. 25: 1948, pagina 63.

[xviii] Miłość I, 277.

[xix] Ivi, 289.

[xx] Droga, 13-15.

[xxi] Ivi, 27.

[xxii] Droga, 21.

[xxiii] Ivi, 57.

[xxiv] Ivi, 57-59.

[xxv] Zapiski, 155.

[xxvi] Współczesne oblicze wiary (Il volto contemporaneo della fede). Varsavia, chiesa dei Pallotte, 12 gennaio 1968. KP 28, 44.

[xxvii] Chrystus prawzorem naszego zmartwychwstania (Cristo, modello della nostra risurrezione). Varsavia, abitazione del Primate, 9 aprile 1977. KP 57, 154.

[xxviii] Jesteście świadkami bytu Narodu polskiego (Siete testimoni dell’esistenza della nazione polacca). Varsavia, 7 maggio 1964. KP 17, 245.

[xxix] Kamienie wołać będą. (Le pietre grideranno). Varsavia, abitazione del Primate, 30 aprile 1967. KP 26, 188.

[xxx] Miłość II, 47.

[xxxi] Omelia nella solennità di Pentecoste. Laski, 13 giugno 1943. Dattiloscritto.

[xxxii] Miłość II, 60.

[xxxiii] Ziarno gorczyczne wyrosłe w Polsce dla Kościoła i świata. (Semi di senape coltivati in Polonia per la Chiesa e il mondo). Varsavia, Basilica Cattedrale di San Giovanni, 31 ottobre 1978. O polskim, 66.

[xxxiv] Omelia pronunciata nel 1949. Dattiloscritto.

[xxxv] Via crucis per gli scrittori. Jasna Góra, 4 maggio 1958. KP 4, 186.

[xxxvi] Rodzice, nadeszła wasza godzina (Genitori, la vostra ora è arrivata). 15 agosto 1959. Wielka, 225.

[xxxvii]Via Crucis per gli studenti. Jasna Góra, 28 maggio 19671. KP 8, 275.

[xxxviii] Do Boga – radości naszej… (A Dio – nostra gioia…) Varsavia, chiesa universitaria di Sant’Anna, 7 aprile 1963. KP 14, 30.

[xxxix] Wesel się rodzino Boża… (Rallegrati, famiglia di Dio…) Varsavia, 12 marzo 1967. KP 26, 107.

[xl] Messaggio ai malati. Varsavia, Quaresima 1974. KP 45, 142.

[xli] Cierpiąc pomyślmy o ludziach bardziej cierpiących. (Soffrendo, pensiamo alle persone che soffrono di più). Varsavia, 19 febbraio 1978. KP 59, 112.

[xlii] Via Crucis per gli avvocati. 3 novembre 1957. KP 3, 167.

[xliii] Konstytucja pastoralna o obecności Kościoła w świecie współczesnym. (Costituzione pastorale sulla presenza della Chiesa nel mondo moderno.) Varsavia, Basilica Cattedrale di San Giovanni, 20 marzo 1966. KP 23, 110.

[xliv] Omelia durante la consacrazione della Via Crucis ricostruita. Varsavia, Chiesa di Santa Barbara, 12 settembre 1968. KP 29, 343.

[xlv] Discorso alla famiglia parrocchiale di Kowalewo. 23 agosto 1970. KP 34, 244.

[xlvi] Tajemnica trwałości Kościoła: Jezus i Maryja. (Il mistero della permanenza della Chiesa: Gesù e Maria). Kozłów Szlachecki, 10 maggio 1972. KP 40, 42-43.

[xlvii] Discorso quaresimale ai malati. Varsavia, 26 febbraio 1975. KP 49, 144.

 

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