Perle del #WYSZYNSKI | La Società: Insegnamento Sociale e Il Pensiero Sociale della Chiesa, L’Aborto
foto: Istituto del Primate
Tratti da discorsi e scritti del Cardinale STEFAN WYSZYŃSKI, beatificato il 12 settembre 2021, amico di Giovanni Paolo II.
Insegnamento Sociale e Il Pensiero Sociale della Chiesa
160.
Il cristianesimo stabilisce una nuova valutazione dei valori nel mondo moderno. I criteri per questa valutazione non sono economici. Il cristianesimo non giudica una persona da “quanto hai”, ma da “chi sei”, “cosa sei”. Se sei un essere umano o se non lo sei più … È un grande servizio reso alla vita socio-economica. [i]
161.
Il compito più importante e urgente al giorno d’oggi è la difesa della dignità umana. Ricordiamoci che per difendere questa dignità, Dio-uomo è disceso dal cielo per noi uomini e per la nostra salvezza. L’uomo contemporaneo ha una così alta dignità.[ii].
162.
La dignità di una persona non dipende dal lavoro che svolge, da quali studi ha fatto, da ciò che ha imparato, dalla posizione che ricopre. Essa deriva dalla consapevolezza che la persona è la dimora di Dio, che Dio vive in lei, che il suo corpo è consacrato a Dio, che ciascuno di noi deve portare e adorare Dio nel proprio corpo. [iii]
163.
Dio rispetta la libertà della volontà della persona fino ai limiti del peccato. L’essere umano è così libero che può opporsi a Dio. La volontà di Dio è onnipotente e la nostra è molto debole. Di questo ci convinciamo spesso e senza difficoltà.[iv]
164
La libertà sarà vera quando la persona, la sua ragione, la sua volontà e il suo cuore saranno necessari alla nazione, allo stato e non viceversa.[v]
165
Non basta avere la libertà, bisogna essere in grado di servirsene. Non basta avere la ragione, devi sapere come usarla. Non basta avere una volontà, bisogna rafforzarla. Non basta avere un cuore, bisogna ampliarlo e rinnovarlo.[vi]
166
L’essere umano è il più potente signore di sé stesso; l’essere umano può diventare il più grande schiavo di sé stesso; la piena libertà può darsela l’uomo stesso. Per questo un prigioniero nascosto e rinchiuso dietro le sbarre può essere libero, e un uomo che sfreccia nei fuoripista della vita, da cui attinge abbondantemente, può essere uno schiavo. E infatti molto spesso lo è.[vii]
167
Abbiamo detto: la moralità, la religione è una cosa privata. Falso. È la cosa più pubblica. E se nella vita privata un uomo fallisce, allora lì, in pubblico, sarà un sadico, sarà un malfattore e andrà solo con coloro di cui si ha paura e di cui diciamo: come dall’aria, dalla fame, dal fuoco e dalla guerra, da un tale stato salvaci, Signore.[viii]
168
All’uomo di oggi nella sua lotta per il pane, la pace e la giustizia sociale, a volte può sembrare necessario che debba prima trattare con Cristo, la sua croce e il Vangelo, e solo allora ci sarà la giustizia nel mondo. Spesso si sente dire che deve esserci la lotta con Dio perché la lotta di classe e la lotta tra gli uomini alla fine cessino. Ci sono alcuni che combattono Dio per portare giustizia. I risultati di questa lotta li conoscete tutti. Sempre più lotte e sempre più piccolo il boccone di pane.[ix]
169
La persona ha il diritto di lavorare, perché ha anche il dovere di lavorare. Poiché deve adempiere a questo obbligo, lo Stato che organizza la vita socio-economica e culturale deve dare alla persona la possibilità di lavorare.[x]
170
Il lavoro è l’onorevole chiamata di Dio a collaborare alla realizzazione del disegno di Dio. Non è una punizione, ma è fiducia mostrata alla persona. Non è solo per preservare la vita umana, ma per soddisfare tutti i nostri bisogni. [xi]
171
Nel suo lavoro l’uomo diventa amico di Dio (…) Il lavoro per amore di Dio è la partecipazione dell’uomo non solo all’opera della creazione, ma anche all’opera della nostra redenzione. Perché in ogni opera sperimentiamo la fatica e il peso, che possiamo donare a Dio come nostra espiazione per la colpa umana. .[xii]
172
Il nostro lavoro è al servizio delle nostre necessità e di quelli delle persone che ci sono vicine. Pensateci un attimo! Qualunque cosa prendete in mano, sappiate in essa è nascosto il lavoro umano. Un pezzo di pane è composto dal lavoro del contadino, dei mietitori, trebbiatori, mugnai e fornai. Quante persone hanno lavorato al cucchiaio che ti porti alla bocca! Che grande folla di persone ha avuto a che fare con il libro che stai leggendo! Milioni di persone lavorano per te. Questo non ci impone di ricambiare?[xiii]
173
Tutti sono alla ricerca di vie per superare la crisi di cui accusiamo i nostri giovani. Possiamo chiederci: questa è una crisi giovanile o una crisi familiare. O forse è una crisi di stato o una qualche paralisi sociale. Ma diamo così facilmente la colpa i giovani! È necessario fare un onesto esame di coscienza per non attribuire le nostre colpe a coloro che non sono ancora consapevoli del peso e dei compiti della vita.[xiv]
174
Possiamo calcolare quanti miliardi di debiti abbiamo, ma troveremmo oggi una risposta alla domanda su quanto di ciò è stato rubato, sprecato, distrutto dalla disonestà, che è diventato uno stile di vita comune, che ha dalla propria parte i diritti civili? La colpa del singolo passa alla società. Quante volte ci giustifichiamo che la persona vuole salvare sé stessa, ha una famiglia, ecc. In quante di queste scuse non crede neanche chi si giustifica. Da qui sorge l’enorme sconfitta nel Paese, il decadimento della vita domestica ed economica.[xv]
175
La nostra vittoria sul mondo è la nostra fede e l’amore, il nostro lavoro paziente e la quieta persuasione: Fratelli, non è questa la via da percorrere! Non attraverso l’odio e la rabbia, non attraverso la lotta di classe o professionale, perché essa può portare a tensioni da cui non c’è via di scampo, di cui voi stessi avete paura. Bisogna cercare un’altra strada.[xvi]
176
La sventura umana consiste nel fatto che si cerca la salvezza là dove non può esserci. Quante volte le persone rassicurano la propria vita con dei beni materiali, sono gravati dalle preoccupazioni quotidiane, dalla fatica del lavoro, a volte al di là delle loro possibilità. Sembrano non avere più fiato, tanto sono spinti, costretti e preoccupati. Sono pieni delle più diverse paure, inquietudini, delle diverse previsioni di cui è composta l’intera vita sociale, economica e politica. A volte si trasferisce questa inquietudine alle questioni di Dio e della Chiesa, dove pure non mancano preoccupazioni per molte cose, mentre abbiamo bisogno di una cosa sola: un legame sempre più grande e sempre più forte con Cristo, Salvatore, Signore e Fratello nostro.[xvii]
177
Anche se sembra che la vita materiale non abbia nulla a che fare con la vita spirituale, che la vita della Chiesa non dovrebbe assolutamente essere collegata alla vita di una nazione o di uno stato, guardate, figli carissimi, cos’è la vita di uno stato moderno senza Dio. Sia la persona, che la nazione, che lo Stato senza il Vangelo, senza lo spirito di Cristo, senza l’insegnamento di Dio non possono assolutamente cavarsela! Producono personalità “paralitiche”, famiglie “paralitiche”, nazioni “paralitiche”, stati “paralitici”. Ma c’è di più, la vita diventa così contorta che non si sa più di cosa si tratti.[xviii]
178
Se il Buon Dio abbraccia tutte le nazioni con il Suo amore, anche noi dobbiamo imitarlo in questo. Perché Dio se ne intende di amore. Dio sa cosa bisogna amare.[xix]
179
Sappiamo che il mondo è pieno di codici legali e che di queste norme ce ne sono sempre di più. Solo la pace non c’è! La Chiesa di Cristo, applicando la legge dello spirito di amore, mira ad ampliare e approfondire la pace di Dio.[xx]
L’Aborto
180
Se i più innocenti e i più vulnerabili non possono sentirsi al sicuro nella società, allora nessuno in una società del genere può sentirsi più al sicuro.[xxi]
181
Nel momento del concepimento dell’essere umano nasce un essere immortale, che nulla sarà più in grado di distruggere. Anche i mezzi più scaltri contro la vita concepita e non ancora nata non sono in grado di distruggere l’esistenza della persona concepita. Ha già una propria esistenza ed è indistruttibile.[xxii]
182
A volte si dice che questo sia un omicidio. È più di un omicidio. È una pugnalata al dono di Dio, ai figli di Dio, quindi si può dire che sia una specie di deicidio. Chiunque alza la mano contro il bambino che si sta formando nel seno della madre, alza la mano contro il volere di Dio e la potenza del Creatore, contro il Padre del bambino, il quale ha in sé il marchio di figlio di Dio.[xxiii]
183
Dio è l’autore della vita. Pertanto, la difesa e la conservazione della vita, così come il suo utilizzo è il più grande dovere della persona. Le situazioni più diverse che creano confusione nei pensieri, nelle opinioni e nelle credenze a volte conducono al fatto che il valore della vita agli occhi di alcune persone diminuisca anche al di sotto del valore del denaro. Pertanto le persone mettono in salvo il valore del denaro, ma non sempre sono in grado di salvare il valore della vita. Cercano di preservare i valori materiali e non sempre si rendono conto che i valori più grandi sono i beni spirituali, che includono la vita umana.[xxiv]
184
Una nazione che non crede nella grandezza e non vuole persone grandi, finisce. Bisogna credere nella propria grandezza e desiderarla. Questa non è presunzione. La grandezza è collegata alla verità e la verità si trova presso gli altari. [xxv]
[i] Pragnienie nowych czasów, nowych spraw i rzeczy (Desiderio di tempi nuovi, cose e cose nuove). Nell’80.mo anniversario dell’Enciclica di Papa Leone XIII “Rerum novarum” (dall’omelia ai fedeli dell’Arcidiocesi di Wrocław), Cattedrale di Wrocław, 11 maggio 1971. KP 37, 54; Idzie, 148.
[ii] Te Deum w grodzie Kopernika (Te Deum nella terra di Copernico) (da un’omelia del millennio), Frombork, 19 giugno 1966. KP 24, 99-100.
[iii] Cześć Bogurodzicy w królewskim Gnieźnie (Onore alla Madonna nella regale Gniezno) (da una predica durante la celebrazione della Madonna della candela), Gniezno, Basilica del Primate, 2 febbraio 1977. KP 57, 87.
[iv] Padre, 63.
[v] Społeczność przyrodzona i nadprzyrodzona (Comunità naturale e soprannaturale) (da un discorso alla II conferenza agli studenti), Varsavia, Cappella Universitaria di Sant’Anna, 18 febbraio 1957. KP 2, 75.
[vi] Przez wodę i krew do tysiąclecia chrztu Polski (Attraverso l’acqua e il sangue fino al millennio del battesimo della Polonia) (dall’omelia per la festa di sant’Adalberto), Gniezno, Basilica del Primate, 28 aprile 1957. Wielka, 83.
[vii] Do mężów wielkich pragnień (A uomini di grandi desideri) (dalla conferenza agli educatori), Varsavia, Chiesa del seminario di San Giuseppe, 18 marzo 1961. Ivi, 113.
[viii] Dall’omelia a Laski, 20 agosto 1955. Dattiloscritto.
[ix] Nowe życie dla starczego świata – w ramionach Maryi (Una nuova vita per il vecchio mondo – tra le braccia di Maria) (dall’omelia per la festa della Madonna della Candela), Gniezno, Basilica del Primate, 2 febbraio 1965. KP 19, 253.
[x] Obowiązek i prawo ludzkiej pracy (L’obbligo e il diritto del lavoro umano) (da una conferenza durante una giornata di ritiro dell’Istituto del Primate), Varsavia-Choszczówka, 1 maggio 1971. KP 37, 9.
[xi] Duch, 30.
[xii] Ivi, 72, 75.
[xiii] Wypełniamy, 110.
[xiv] Głos Papieża do Polaków <Bądźcie dogłębnie Polakami i katolikami> (La voce del Papa ai polacchi <Siate profondamente polacchi e cattolici>). (da un’omelia ai fedeli della capitale dopo il ritorno di una delegazione speciale di vescovi dei Territori dell’Ovest e del Nord), Varsavia, Basilica Cattedrale di San Giovanni, 21 gennaio 1973. KP 42, 55.
[xv] Wyzwalanie współczesnych niewolników (Liberazione degli schiavi moderni) (da un discorso in apertura del raduno annuale dei Sacerdoti Decani dell’Arcidiocesi di Varsavia), Varsavia, Basilica Cattedrale di San Giovanni, 24 settembre 1980. Kościół, 70.
[xvi] W odpowiedzi na życzenia imieninowe dla duchowieństwa (In risposta al clero agli auguri per l’onomastico), Varsavia, Palazzo Arcivescovile, 2 agosto 1975. KP 51, 23.
[xvii] O nowy styl miłowania… (Sul nuovo modo d’amare… (da un’omelia durante una giornata di ritiro dell’Istituto del Primate), Varsavia-Choszczówka, 23 gennaio 1977. KP 57, 55.
[xviii] Żebyście wiedzieli, że Syn Człowieczy ma na ziemi moc!… (Sappiate che il Figlio dell’uomo ha potere sulla terra!…) (da un’omelia durante il 150 ° anniversario della diocesi di Sandomierz e al termine delle giornate mariane), Radom, 6 maggio 1968. KP 30, 19.
[xix] Dall’omelia Laski durante la festa di Tutti i Santi, 1 novembre 1943. Dattiloscritto.
[xx] Dal discorso di apertura del Secondo Sinodo dell’Arcidiocesi di Varsavia, Varsavia, Basilica Cattedrale di San Giovanni, 2 luglio 1962. KP 11, 231.
[xxi] Dalla conferenza ai medici, Jasna Góra, 2 dicembre 1956. KP 1, 242.
[xxii] Rodzina Bogiem silna (La famiglia è forte in Dio) (da un’omelia ai genitori cattolici il giorno del rinnovo dei voti di Jasna Góra nella parrocchia), Warka, 7 maggio 1961. Wielka, 236.
[xxiii] Życie z wiary na co dzień przez Matkę Bożą Jasnogórską (Vita quotidiana di fede grazie a Nostra Signora di Jasna Góra). (dall’omelia durante il solenne pontificale nella festa della Madonna di Częstochowa), Jasna Góra, 26 agosto 1974. KP 47, 127; Głos, 373.
[xxiv] Dall’omelia nell’ex campo di sterminio di massa, Dachau, 24 settembre 1978. KP 60, 282.
[xxv] Obowiązek obrony kultury narodowej. (Il dovere di difendere la cultura nazionale). Varsavia, Chiesa di Sant’Anna, 30 aprile 1977. Z rozważań, 245.
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