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Presso l’Università Cattolica di Lublino (KUL) si è svolto il dibattito sul memorabile messaggio dei vescovi polacchi a quelli tedeschi

Family News Service / KUL / 24.11.2021



In occasione del 56.mo anniversario della firma della lettera, il 18 novembre,
la Fondazione per lo Sviluppo dell’Università Cattolica di Lublino, nell’ambito del progetto del Fondo Patriottico del Ministero della Cultura e del Patrimonio Nazionale, ha organizzato un dibattito con la partecipazione di Włodzimierz Rędzioch, vaticanista, giornalista del Settimanale Cattolico Niedziela, e Marian Romaniuk, storico, che si occupa della vita e dell’insegnamento di Beato Cardinale Stefan Wyszyński.


Il 18 novembre 1965, i vescovi polacchi indirizzarono ai vescovi tedeschi la famosa lettera che conteneva le parole “noi perdoniamo e chiediamo perdono”. A quel tempo, queste parole avevano un significato enorme, anche se indubbiamente le intenzioni dei vescovi polacchi differivano dai risultati che portarono. La lettera era di grande importanza per le relazioni tra Stato e Chiesa. Fu il risultato di due circostanze: da un lato, la fine dei lavori del Concilio Vaticano II, dall’altro l’anniversario – importantissimo per la Chiesa in Polonia – del millennio del battesimo della Polonia. – La lettera è stata di fondamentale importanza nel processo di riconciliazione polacco-tedesca. La sua redazione coinvolse, tra gli altri, il Primate Wyszyński e Karol Wojtyła, a quel tempo Metropolita di Cracovia. Questo documento fu preparato in gran segreto in modo che non ci fossero interferenze da parte delle autorità comuniste che attaccarono il messaggio. Da parte loro in quel momento non si poteva parlare di perdono, ma solo odio e volontà di ritorsione – ha sottolineato M. Romaniuk.

La lettera dei vescovi polacchi ai vescovi tedeschi fu inoltrata come un invito speciale all’episcopato tedesco a vivere la celebrazione comune del millennio. I vescovi polacchi credevano che a vent’anni dalla fine della seconda guerra mondiale, in un’atmosfera conciliare, si dovesse compiere un certo gesto che potesse portare alla riconciliazione tra i polacchi, colpiti dall’occupazione e da tutto il male che i tedeschi fecero negli anni 1939-1945 – e i tedeschi. Sfortunatamente, non portò il risultato atteso dagli autori. Tuttavia, viene trattato come un documento ante litteram, simbolico, che spiega molto in termini di relazioni europee.

La gente in Occidente non sapeva davvero cosa si intendesse per perdono, sebbene la lettera menzioni le vittime e la devastazione dell’economia polacca. Ancora oggi, spieghiamo che il perdono riguardava questo argomento, il tema della morte innocente. Non c’era atmosfera migliore per rilasciare la lettera che al termine del concilio. – Secondo me, i vescovi polacchi hanno fatto buon uso di questo momento, ma i vescovi tedeschi non hanno dato prova di sé, e la risposta deluse lo stesso Primate – ha sottolineato il vaticanista, Włodzimierz Redzioch.

Il dibattito è stato organizzato nell’ambito del Fondo Patriottico,
gestito dall’Istituto Nazionale dell’Eredità del Pensiero Nazionale intitolato a Roman
Dmowski e Ignacy Jan Paderewski, nominati per decisione del Ministro della Cultura e del Patrimonio Nazionale.

Link del dibattito: www.youtube.com/watch?v=tAFCYoDnwIw

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