Spari in Piazza San Pietro – l’attentato a Giovanni Paolo II visto da Varsavia e dal Vaticano
fot. This Day In History/YouTube
Ho sempre temuto questo: è così che ha reagito il Primate polacco gravemente ammalato, il Card. Stefan Wyszyński, alla notizia dell’attentato a Giovanni Paolo II. Al Policlinico Gemelli è durata a lungo la lotta per la vita del Papa, ferito dai proiettili sparati da Mehmet Ali Agca. Oggi ricorre il 40.mo anniversario dell’attentato che ha scosso il mondo.
Il turco ha mirato alla testa, ma in quel momento Giovanni Paolo II si era affacciato dalla papamobile verso una bambina. Si trattava Sarah Bartoli, di 8 mesi, poi chiamata dai media “l’angelo che ha protetto il papa”. Erano circa le 17:20.
“Riesco ancora a vedere il Papa chinarsi per prendere in braccio e benedire una bambina. Riesco ancora a sentire gli spari e il fruscio di centinaia di piccioni, che hanno preso il volo spaventati. E l’urlo disperato di migliaia di persone. Giovanni Paolo II è stato colpito all’addome, al gomito destro e all’indice della mano sinistra. Si accasciò tra le mie braccia. Ha sofferto molto” – ha detto in un’intervista a KAI (Agenzia di Stampa Cattolica) il Card. Stanisław Dziwisz, ex segretario personale del Papa.
Questa notizia giunse all’ospite del Palazzo Arcivescovile di Varsavia solo il giorno successivo. I collaboratori del Primate Stefan Wyszyński temevano la reazione del Cardinale gravemente ammalato una volta appresa la notizia dell’attentato. “Qual è stata la reazione del Padre? Spalancò gli occhi e disse una sola frase: ‘L’ho sempre temuto’. Successivamente tacque per alcune ore” – ricorda Barbara Dembińska dell’Istituto del Primate nel libro di Milena Kindziuk” Memorie, interviste, testi su Giovanni Paolo II “.
Il Direttore del Museo Giovanni Paolo II e Primate Wyszyński, Piotr Dmitrowicz, ha sottolineato che la notizia dell’attentato è stata un duro colpo per il Cardinale morente. Il Primate gravemente malato, impossibilitato a partecipare alla Santa Messa, che si svolge il 14 maggio nella chiesa di Sant’Anna, registrò un messaggio su una cassetta con la richiesta che da subito tutte le preghiere fossero indirizzate alla guarigione di Giovanni Paolo II. Lui, in un certo senso, ha offerto la sua vita, la sua salute per la sopravvivenza di Giovanni Paolo II” – ha osservato Piotr Dmitrowicz.
Lo storico ha anche ricordato che, nonostante le circostanze così difficili, il Papa e il Primate hanno avuto un’ultima conversazione telefonica. Il 24 maggio ha avuto luogo il primo tentativo di conversazione iniziata dal Santo Padre. È stato di impedimento un cavo telefonico troppo corto che non poteva essere condotto al letto del Primate malato.
“Quest’ultima conversazione di due grandi persone, due amici, sebbene il Primate sia stato in larga misura un mentore per Giovanni Paolo II, sono parole molto personali. Ne abbiamo notizia da don Stanisław Dziwisz e da Maria Okońska, si sono semplicemente ringraziati e benedetti vicendevolmente. È stato un momento estremamente toccante ma anche drammatico. È stato un momento drammatico per tutta la Polonia” – ha detto il Direttore del Museo di Giovanni Paolo II e Primate Wyszyński. Piotr Dmitrowicz ha ricordato che il 17 maggio la “marcia bianca” di Cracovia ha riunito mezzo milione di persone in preghiera per Giovanni Paolo II, ma anche per il Primate del Millennio.
“La Chiesa in Polonia ha affrontato la prospettiva di perdere le sue più importanti guide spirituali. La società si è unita in una fervida preghiera per entrambi. Giovanni Paolo II, soffrendo lui stesso, era consapevole che erano giunti gli ultimi momenti del Card. Wyszyński Lo ha chiamato pochi giorni prima della morte del Primate. Questa difficile conversazione è costata molto a entrambi” – ha ricordato il Card. Stanisław Dziwisz.
Il primate Stefan Wyszyński è morto il 28 maggio, Giovanni Paolo II ha trascorso 22 giorni di riabilitazione in ospedale. Come ha sottolineato Piotr Dmitrowicz, la dipartita e la morte del Primate, così come la lotta per la vita di Giovanni Paolo II, sono diventate un’altra occasione per la manifestazione della comunità polacca durante il periodo comunista. La suddetta marcia bianca a Cracovia ha avuto luogo quasi al posto della juwenalia (vacanze giovanili prima degli esami), che, alla notizia dell’attentato al Papa e del peggioramento della salute del cardinale Wyszyński erano state cancellate.
“La pallottola di un assassino puntata contro il Primo Cittadino del Mondo ci ha colpiti tutti. Con tristezza, serietà e indignazione, ci chiediamo perché la vittima fosse un uomo simbolo di misericordia, umanità e amore… scrissero in una dichiarazione, preparata congiuntamente dal Comitato Sociale Studentesco Giovanile Juvenalia, dall’Associazione Studentesca Indipendente e –interessante – dall’Unione Socialista degli Studenti Polacchi.
“Questa comunità di mezzo milione di persone a Cracovia fa ancora oggi una grande impressione. La marcia da Błonia al Rynek Główny, dove a mezzogiorno fu celebrata una santa messa, preceduta dal tocco della Campana di Sigismondo, che suona nei momenti fondamentali per i polacchi. Lo stesso è stato al funerale del Primate Wyszyński a Varsavia. Centinaia di migliaia di persone, fiori posti a forma di croce in Piazza della Vittoria, fiori lanciati sulla strada lungo la quale passava la bara con il corpo del Primate (…) tutto questo ha risvegliato un tale elemento di comunione”- ha sottolineato Piotr Dmitrowicz.
Oggi sappiamo che a quel tempo la Chiesa ha sperimentato la sofferenza di due gerarchi elevati agli onori degli altari. La beatificazione del Primate Stefan Wyszyński avrà luogo il 12 settembre a Varsavia, 40 anni dopo la sua morte e un mese dopo il 120mo anniversario della sua nascita.
(Traduzione dal polacco di M. Olmo / Ufficio per le Comunicazioni Estere della Conferenza Episcopale Polacca)
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