szukaj
Wyszukaj w serwisie


Perle del #WYSZYNSKI | La Chiesa

Family News Service / 25.02.2022
fot. episkopat.pl / Istituto del Primate , flickr.com
fot. episkopat.pl / Istituto del Primate , flickr.com

Tratti da discorsi e scritti del Cardinale STEFAN WYSZYŃSKI, beatificato il 12 settembre 2021, amico di Giovanni Paolo II.

 


230.

La Chiesa di Cristo è chiamata a vivere a immagine e somiglianza della Santissima Trinità, e quindi ad amare, perché è frutto dell’amore di Dio, vive dell’amore del Figlio di Dio e lega tutto con l’amore. La sua durata e vitalità si spiega dal fatto che l’amore non muore.[i]

 

231.

L‘unità nella Chiesa e nei suoi membri, ricolmata dalla Santissima Trinità, è opera di Cristo. Non è un’unità centralistica, che omologa le persone e le loro qualità sociali, ma è l’unità di persone ricolmate di tutti i poteri della Santissima Trinità, riunite in un complesso organismo soprannaturale; l’unità della gerarchia e dei laici nei loro pieni diritti e doveri personali, nell’amore del servizio reciproco.[ii]

 

232.

La chiesa è una “organizzazione soprannaturale dell’amore” non solo per quanto riguarda la forma costituzionale della sua esistenza, ma anche per quel che riguarda l’organizzazione della trasmissione dell’amore, del dare alle persone l’amore di Dio. Ecco perché la Chiesa insegna: ama Dio! Ama il tuo prossimo! Prendi dall’amore da Dio così da sapere amare i fratelli! L’amore di Dio ci sollecita.[iii]

 

233.

La Chiesa come istituzione e società umana che conduce al cielo imita Maria come Vergine e Madre. La Chiesa partorisce una nuova vita, e quindi è madre, pertanto deve imitare le virtù di Maria, soprattutto la sua fedeltà a Cristo. La Chiesa, quindi, genera non solo il culto di Maria, ma anche l’ascesi e la spiritualità mariana, che in Polonia si esprime consegnando tutto a Maria nella Sua materna dedizione all’amore.[iv]

 

234.

La gioia della Chiesa è la gioia della speranza, la gioia della nostalgia, che fiorisce nelle anime anche di coloro che si sono allontanati da Dio.[v]

 

235.

La Chiesa non dubita mai di tutte le possibilità umane. Anche se l’uomo cadesse al limite della degradazione animale, non perde ancora la sua dignità di figlio di Dio, e quindi la possibilità di uscire dalla sua degradazione.[vi]

 

236.

La Chiesa trasforma questa vita moderna in vita eterna, ed è il potere che trascende i confini di questa terra per mostrarci una vita che non finisce – la vita eterna. Quindi, la Chiesa è una comunione di vita per Cristo che vive nella Chiesa.[vii]

 

237.

La Chiesa, che sulla terra poggia su entrambe le gambe: la ragione e la fede, crede che non ci siano difficoltà che non possano essere superate! Che non ci siano tormenti che non finiranno! Tutto passa! Rimane lo spirito di Dio che con cuore grato si innalza verso Dio![viii]

 

238.

Qualunque cosa io faccia per Cristo nostro Signore, essendo in grazia di Dio, si trasmette all’intera comunità della Chiesa e ai Suoi singoli membri. Qualunque cosa io sia, ciò che rappresento, quali valori, qualità, virtù, meriti, pensieri, desideri e nostalgie abbia, tutto accade per Christum Dominum nostrum. Questo aiuta l’intera comunità di Cristo, agisce in lei e in qualche modo la contagia. [ix]

 

239.

Cristo, la Luce vera, ha stabilito una comunità su questa terra il cui compito è quello di accendere la Luce. Questa è la Chiesa di Cristo. Egli vi raduna in templi illuminati e desidera che la Luce riempia le vostre anime così tanto che in voi: pensieri e cuori, mani e volti, le vostre anime e corpi, tutto! – sia nella Luce.[x]

 

240.

Come non può esserci famiglia senza madre, così non può esserci Chiesa senza Madre. Guai se non c’è lei nella famiglia e guai quando manca Lei nella Chiesa. [xi]

 

241.

La maternità della Chiesa in tutta la sua spiritualità deriva dal fatto che la Madonna è nella Chiesa. Ella ci dona Cristo, ci indirizza costantemente a Lui. Dice a tutti i partecipanti al matrimonio: “Qualunque cosa mio Figlio vi comandi, fatela”. Ci indirizza a Cristo, ma lo fa in modo materno. A volte ci è difficile relazionarci con tutti: con il miglior Padre celeste, con il Figlio di Dio, con lo Spirito di Dio e con tutta la Santissima Trinità. A volte non si può andare d’accordo. Ma vado sempre d’accordo con la Madre del Verbo Incarnato, con la Madre di Cristo.[xii]

 

242.

L‘amore e la libertà sono desiderio universale e nostalgia della Chiesa e di tutta l’umanità. L’umanità tormentata sa che quando non ci sono più speranze, può attendersi ancora verità, amore, giustizia e libertà dalla Chiesa.[xiii]

 

243.

Dobbiamo ricordare che la Chiesa non è qualcosa in abstracto. La Chiesa siamo noi. La Chiesa è ognuno di noi! Quando giudichiamo la Chiesa, giudichiamo noi stessi, quando critichiamo la Chiesa, critichiamo noi stessi, quando pretendiamo dalla Chiesa, pretendiamo da noi stessi. Non dobbiamo dimenticarlo.[xiv]

 

244.

La Chiesa è in ogni mia azione. Certo, più è cosciente, più è efficace, ma anche se fosse inconscia, non cessa di essere azione della Chiesa. Vado in clinica, in ospedale, a scuola, cammino per strada, salgo sul tram, salgo sull’autobus, ovunque “porto dentro” – non “porto con me” – la Chiesa, ed è universale. Per quale motivo? Perché tutto ciò che la Chiesa ha nella sua essenza è in me, compreso il Papa.[xv]

 

245.

La caratteristica della Chiesa di Dio è tale che una volta entrati in essa attraverso il battesimo, niente può separarci da Lui – dall’amore di Cristo. Persino la morte, trasforma solo la nostra vita, ma non ha la forza di far cessare la nostra esistenza, perché siamo figli di Dio che è Amore, e l’amore non cessa. [xvi]

 

246.

La Chiesa, creata e salvata dal Dio-Uomo, è nel mondo per parlare all’uomo della sua grande dignità e per ricordare a tutti i potenti di questo mondo che l’uomo è una cosa grande – res sacra homo. Non c’è un altro modo di salvare l’umanità.[xvii]

 

247.

Nella Chiesa di Dio ci sono tante possibilità e tanti modi per arrivare a Dio quante sono le persone. Dio ha la sua strada per ogni essere umano. Talvolta cammina proprio accanto a lui, passo dopo passo, anche se a volte non si riesce a riconoscerlo, come sulla via di Emmaus, fino alla fine, quando spezza il pane. A volte, nell’ultimo momento della mia vita, si fa conoscere e provoca stupore: “Dopo tutto Lo percepivo continuamente, tornavo costantemente a Lui con il pensiero…” Forse a noi pare che il “mio” Dio sia morto, ma no. Egli è![xviii]

 

248.

La chiesa è Cristo vivente. Vivente non solo nel tabernacolo, nel Santissimo Sacramento, ma in ognuno di noi. Più ne siamo consapevoli, più la Chiesa è forte e più è salvifica.[xix]

 

249.

La chiesa è come una ciotola di pane in cui il lievito di Dio penetra e trasforma ciò che nella nostra vita è troppo umano, perché diventi Divino.[xx]

 

250.

La chiesa parla attraverso l’architettura, vuole dire molto attraverso di essa. Esiste una teologia dell’architettura sacra, una mistica della costruzione delle chiese. Anche attraverso la pietra, la Chiesa esprime il suo pensiero, come ha testimoniato Cristo. Quando volevano chiudere la bocca ai bambini che gridavano – Osanna al figlio di Davide – Egli ha detto: In verità vi dico che se costoro tacessero, griderebbero le pietre.[xxi]

 

251.

La consacrazione del tempio ha lo scopo di ricordarci che dovremmo costantemente vincere noi stessi e consegnarci a Dio con un atto di fede, combattendo tutto ciò che è incredulità, indifferenza, indolenza e pigrizia nel servizio di Dio. Egli ci incoraggia a essere forti nella fede. Dobbiamo rendere tutto a Dio attraverso l’amore, superando in noi stessi ciò che è odio e rabbia, che può estraniarci e dividerci in famiglia, nel quartiere, al lavoro e in tutta la Patria.[xxii]

 

Il Papa

 

252.

Va ricordato che il papa non è né un conservatore né un progressista. È il Capo della Chiesa docente, ha una missione da parte di Gesù Cristo e compie questa missione. Questa missione è accompagnata dall’azione dello Spirito Santo, il quale fa sì che nella Chiesa ce ne sia la volontà e l’esecuzione.[xxiii]

 

253.

Non c’è motivo di sorprendersi o scandalizzarsi che il Papa sia perseguitato. Non è una novità! È successo quasi regolarmente nel corso dei secoli. Quasi ogni Papa, per quanto magnifico fosse il suo regno, finì per rendersi conto di non aver realizzato il compito. Perché il compito della Chiesa è usque ad consummationem saeculi e mai un solo Papa potrà risolvere tutte le questioni, non potrà accelerare, nei brevi anni del suo pontificato, ciò che è per tutta la Chiesa fino alla fine del mondo.[xxiv]

 

254.

Il mondo moderno, che esige una serie di requisiti per il Santo Padre, deve ricordare che il Santo Padre è il Capo della Chiesa. È lui il responsabile della Chiesa di Dio. Lui è la roccia. Su questa roccia Cristo ha costruito la sua Chiesa. Disse a Pietro: E tu, sebbene abbia bisogno di conversione a causa della tua debolezza, tu, fratello mio, rafforza i tuoi fratelli. [xxv]

 

 

L’elezione di Karol Wojtyla

 

255.

L‘elezione del Santo Padre Giovanni Paolo II è senza dubbio un mezzo, non solo un fine, ma anche una linea guida per la Chiesa Universale, della direzione verso cui deve andare per preservare la sua missione nel mondo moderno e adempierla debitamente. In questo, mi sembra, stia il misero della scelta. [xxvi]

 

256.

Dopo l’elezione di Giovanni Paolo II ci fu una gioia indescrivibile. Voi stessi sicuramente avete visto quello che per me è stato sorprendente – quando dall’alto ho visto il mare di teste in Piazza San Pietro – uno strano entusiasmo generale. Dopotutto, c’erano per lo più italiani – i turisti erano pochi – la stragrande maggioranza erano i residenti di Roma. Avrebbe potuto essere la cosa più difficile da accettare per loro. Eppure hanno capito il compito e la necessità del momento e si sono espressi, come voi stessi avete visto e sentito. Devo ammettere che non mi aspettavo un simile atteggiamento e un’accoglienza così calorosa del Papa Polacco da parte del popolo romano. Questo mi ha tranquillizzato e ho creduto che il Papa polacco adempirà il difficile compito che lo Spirito Santo ha posto su di lui. [xxvii]

 

257.

Quello che è successo è stato strano persino per me, anche se ero insieme ad altri due, il partecipante più anziano del rinnovato conclave forse non tanto per l’età, perché ce n’erano di più anziani di me, quanto per l’esperienza del conclave. Io che pensavo che avrebbe dovuto essere scelto per Roma, per l’Italia, come suo primate un italiano, perché questa Nazione ha il diritto di avere un suo fratello nella Sede di Pietro; io, che ho argomentato che proprio così avrebbe dovuto essere, che non c’era da discutere sul fatto che in una tale atmosfera si scegliesse uno straniero, figuriamoci un polacco, non credevo che sarebbe stato diversamente. Per questo ciò che è successo, l’ha fatto accadere Dio – Et est mirabile in oculis nostris. [xxviii]

 

 

I Vescovi

 

258.

Il pastore non abbandona mai il suo gregge. Esce per incontrare il lupo, e sebbene lui stesso venga ferito dal lupo, protegge fino alla fine lo spirito della nazione, lo spirito del popolo, i figli di Dio. Perché non siano mutilati dalla menzogna, dalla falsità, dall’odio e dalla rabbia. Questo è il compito del vescovo cattolico nei confronti del popolo di Dio. [xxix]

 

259.

II Vescovo esiste per proclamare il Vangelo, ma esiste anche, figli di Dio, per annunciare il Vangelo al suo popolo, e quindi per comprendere e rafforzare questo popolo nei tempi difficili. Tanto più che la vita della nazione consiste di diritti naturali, diritti umani fondamentali, persone umane e diritto nazionale. E quando vengono violati, il vescovo cattolico deve schierarsi fermamente in loro difesa. Allora adempie al suo compito, perché queste leggi sono di origine divina. Pertanto, egli deve sempre difendere i diritti fondamentali della persona e della nazione. E questa non è politica! Questo è l’adempimento della missione di Dio e del Vangelo. [xxx]

 

 

I Sacerdoti

 

260.

Dipenderà in gran parte da voi se più di uno dei vostri deboli colleghi si trasformerà in buon vino, o se lascerà la vigna. Non solo dal padre spirituale, dai professori, dagli educatori, dai moderatori, ma anche da voi, dalla santa comunità che create. Dio vi ha scovato come i chicchi di grano di cui è fatto il Pane eucaristico. Vi ha radunati qui perché stiate insieme, per aiutarvi a vicenda e per sostenervi reciprocamente.[xxxi]

 

261.

Tutti hanno diritto su di voi, ognuno può avvicinarsi con calma e fiducia – come dicono gli scrittori della Chiesa – “perché i loro denti affondino in voi”, come nel pane nutriente che giace sulla tavola. Chiunque può “tagliare” da voi, tanto quanto ha bisogno. Questo è l’atteggiamento del sacerdote e lo stile sacerdotale, il modello che è Cristo plasma in noi queste qualità e caratteristiche. Atteggiamento di servizio – “anche se la mia ora non è ancora giunta”: Dilitato corde …[xxxii]

 

Non vogliate una via facile al sacerdozio, perché sarà un percorso sbagliato. Vogliate una strada difficile! Non pensiate che la gioventù moderna voglia le cose facili. No! Anche loro sono disposti alla fatica. Volendo rendere loro più facile raggiungere Cristo, dobbiamo dire loro con coraggio: la strada verso di Lui facile non è. Per comprenderlo, bisogna ricordare che neanche il cammino verso il sacerdozio può essere facile. Deve essere difficile. Solo allora sarà affidabile e fruttuosa. E vi preparerà a combattere per la verità di Dio che voi, come Aronne, dovete porre davanti a voi: Doctrina et veritas. E tutto – attraverso la Croce; perché Cristo, modello perpetuo del nostro sacerdozio, conduce alla gloria attraverso la Croce. [xxxiii]

 

263.

Inviati da Cristo per rinnovare il mondo, nel nome della Santissima Trinità, dobbiamo vivere dell’altare dell’Altissimo, vivere nella preghiera e operare nella verità della Santissima Trinità. In una parola, tutta la nostra vita spirituale deve essere colorata e permeata dal segno della Santissima Trinità. [xxxiv]

 

264.

Il nostro compito sacerdotale è chiaro: dobbiamo diventare dimora della Santissima Trinità e condurla, per la grazia santificante della Santissima Trinità, nelle anime dei fedeli. [xxxv]

 

265.

Quando apro il mio Breviario, apro la finestra sul grande mondo e mi sporgo come Noè fuori dall’Arca per inviare al mondo la mia colomba di pace.

Quando apro il Breviario, sono con Cristo che prega, sono nella comunione dei santi, sono con il Santo Padre, con il mio Vescovo, con tutto il sacerdozio di Cristo, con i cori di tante famiglie religiose, con tutto il popolo di Dio. [xxxvi]

 

266.

L‘apostolato sacerdotale nasce dall’amore. Poiché Dio è Amore, si può dire che l’apostolo è il fiore di questo amore, che deve trasformarsi in frutto. Si può anche dire: il sacerdote è il figlio dell’amore. [xxxvii]

 

267.

Non c’è vocazione senza amore, non c’è sacerdozio senza amore. Infatti, alla base di ogni vocazione al sacerdozio sta l’amore. [xxxviii]

 

268.

Essere perfetti vuol dire amare. Figuriamoci – essere un perfetto sacerdote! [xxxix]

 

269.

Lavorate non per comando, ma per l’immortale Re della gloria. La vostra carriera è il Regno dei Cieli. Allora, di che cosa avete paura? [xl]

 

270.

Il sacerdozio di Cristo, sebbene esiga obbedienza, è un servizio, un servizio umile alla persona umana. È l’umile richiesta che l’uomo si lasci salvare, si lasci assolvere, si lasci lavare, si nutra del Corpo di Cristo, si istruisca, si lasci condurre al Regno dei Cieli. È un servizio, perché nella Chiesa di Cristo governare significa servire. Ecco perché il Papa si fa chiamare Servo dei Servi di Dio. [xli]

 

271.

I preti toccano continuamente con le loro mani tutte le questioni temporali. La Chiesa dà loro un privilegio unico, liberandoli dai doveri della paternità, perché possano essere ancora più in grado di servire la paternità spirituale e partorire non per volontà della carne, ma di Dio – per la vita eterna. [xlii]

 

272.

Il sacerdozio consiste nel fatto che Cristo è allo stesso tempo colui che compie il sacrificio e vittima sacrificale. E anche il nostro sacerdozio consiste nel fatto che siamo coloro che compiono il sacrificio e le vittime sacrificali. C’è una strana necessità nel mondo del sacrificio nel sacerdozio. [xliii]

 

273.

Ognuno di noi non si è costituito da solo, non siamo arrivati al potere da soli, siamo stati chiamati, siamo stati costituiti, a volte contro le nostre intenzioni o volontà interiori. Probabilmente non c’è nessun vescovo o sacerdote nella Chiesa cattolica che si sia sentito degno della vocazione. A volte una persona resiste interiormente. Questo è uno strano mistero. Ci sono alcuni che vorrebbero essere chiamati e non lo sono. E altri, come sappiamo dai Vangeli, che non erano ansiosi di seguire Cristo, ma furono chiamati, ordinati e inviati. Questo è il mistero della vita sacerdotale. [xliv]

 

274.

Bisogna servire il Vangelo, e farlo – in ginocchio! Servite il Vangelo in ginocchio! Con tutto il cuore, con tutto lo zelo e l’entusiasmo. Non si può essere freddi, tiepidi, insipidi, inespressivi, incolore; quando assumete questa posizione, siete dei perdenti in partenza. [xlv]

 

275.

Cristo Vir Dei, ha riposato tra le braccia della Madre, e così ha acquisito il suo stile e le sue maniere. Dopotutto, avrebbe dovuto dare origine alla Madre-Chiesa, trasmetterle i costumi e lo stile materno. La sua virtualis doveva ammorbidirsi nell’abbraccio materno di Maria, affinché la Madre-Chiesa, Madre di tutti i bambini, i neonati, di questa minuzia, miseria, passione, debolezza, desse la giusta protezione materna per circondare tutto con straordinaria delicatezza, finezza, così necessarie nell’opera della Chiesa. Senza l’elemento materno, nessun lavoro pastorale potrà avere successo; senza l’elemento materno, non si può pensare a un’opera sacerdotale affidabile. [xlvi]

 

276.

Un elemento dell’umanizzazione del lavoro sacerdotale è la sensibilità alla realtà dell’esistenza umana. Di recente ho incontrato un prete che andava in bicicletta. Gli ho chiesto:

– Dove va? – A fare la catechesi. – Non ha un motorino?

– Nella mia parrocchia nessuno ha il motorino e se io arrivassi su una motocicletta, causerei molto scandalo. Loro non possono permetterselo.

È chiaro, potrebbero non averne bisogno. (…) Ma nel sacerdote che ho incontrato, ho notato una cosa: la sensibilità alla realtà modesta e povera dell’esistenza delle sue pecore. [xlvii]

 

277.

È necessario il sacrificio sacerdotale affinché il mondo non si distrugga. Tutti coloro che vi perseguiteranno, a causa dei quali la vostra vita sarà difficile, tutti loro hanno bisogno della fatica, della sofferenza, hanno bisogno del sacrificio salvifico della vostra vita. Saranno quindi i vostri amici! Vi faranno un favore particolare, che può essere difficile da accettare per la natura umana, ma per la vocazione sacerdotale è un fenomeno normale e un dovere, perché è il normale bisogno di questo mondo. [xlviii]

 

278.

Il mistero della mia vocazione… Chi è in grado di capirlo, di giudicarlo, di dire qualcosa al riguardo? È un mistero tra me e Cristo – l’Eterno Sacerdote. Forse che la vocazione è solo un segno di stati e sentimenti soggettivi? No, non solo! Mi addentro nel mistero. Quello là – è stato mandato a casa, e lo voleva così tanto, gli sembrava che Cristo lo stesse chiamando… Quello – non voleva, ha resistito e tuttavia è stato costretto da Cristo a diventare un apostolo: Tu seguimi! – Lascia che i morti seppelliscano i loro morti e tu seguimi… Questo è un grande mistero! [xlix]

 

279.

Dobbiamo sempre ricordare che il parroco nella parrocchia è il padre della famiglia parrocchiale. Non fatevi intimidire dall’accusa di paternalismo, fratelli. È una delle invenzioni dei capi sottovalutati che non sempre sanno che il sacerdote è prima di tutto un padre e che della sua famiglia parrocchiale è il padre. Tutti devono saperlo non dagli avvisi parrocchiali, ma dal comportamento. Se non siamo padri – saremo “patrigni”, funzionari, burocrati. [l]

 

280.

La vocazione è un mistero, una scelta. Non nostra: noi siamo stati scelti. Non noi abbiamo scelto, siamo stati scelti e presi. Ci ha preso Colui che ha diritto su di noi – Dio stesso. Chi nel mondo ha il diritto di essere una persona? Nessuno! Sappiamo dal mistero del matrimonio che la cosiddetta elezione è una questione di volontà non solo di chi sceglie, ma anche di chi è scelto. Entrambe le parti sono interessate. Eppure non tutti si lasciano scegliere. [li]

 

281.

Non c’è altra comunità umana al mondo che diventi così saldamente una cosa sola nella sua azione come coloro che si chinano sull’altare e ripetono: Questo è il mio Corpo, questo è il mio Sangue. La Chiesa giustamente non ci fa dire: Questo è il Corpo di Cristo, questo è il Sangue di Cristo; solo identificandoci con Te, per così dire, ci fa dire a nome Tuo: Questo è il mio Corpo, questo è il mio Sangue. [lii]

 

 

Le Persone Consacrate

 

282.

Maria aveva un’enorme ricchezza di spirito, di mente, di volontà e di cuore. Ma ha dovuto lasciare tutto, dimostrando che la vera povertà non consiste tanto nella rinuncia ai beni esteriori, quanto piuttosto nella rinuncia a sé stessi. [liii]

 

283.

Il primo libro sulla povertà perfetta è stato scritto da Maria con la sua vita quotidiana a Betlemme e Nazareth. Ha quindi dimostrato che la vera povertà consiste nell’abnegazione. Questo è più difficile che rinunciare ai vestiti, alle comodità, all’oro, alla ricchezza, eccetera. Maria ha percorso i sentieri dell’eccezionale perfezione dello spirito di povertà. [liv]

 

284.

Maria (…) è stata la prima ad aver insegnato per secoli lo spirito di obbedienza, di castità e di povertà ed è stata quindi particolarmente amata dalle famiglie religiose. Fate il bene e agite con rettitudine, donandovi completamente a Lei. Da chi altro andrete oggi, dato che aumentano le richieste e cresce la speranza nei vostri confronti! [lv]

 

285.

L‘esperienza insegna che anche la migliore volontà nel tracciare la legge della comunità religiosa e il diritto dell’individuo, non ci riuscirà se manca l’amore per l’individuo o per la famiglia religiosa. Allora ci saranno vexationes sub specie legis. L’ultimo argomento di cui le persone si serviranno è la legge, il diritto personale, la costituzione, i regolamenti, l’ordine domestico, le usanze, ecc. Eppure questo è l’argomento più debole, sebbene, a causa dell’imperfezione umana, sia necessario per normalizzare i rapporti di convivenza. [lvi]

 

286.

Non siete chiamate alla maternità nella famiglia domestica. Siete chiamate alla maternità di Cristo nella soprannaturale Famiglia di Dio, che è la Chiesa, e nella famiglia religiosa a cui appartenete. [lvii]

 

287.

Ciò che dobbiamo seguire in Maria è la Sua docilità alla volontà di Dio. Aveva il suo ideale. Eppure, quando Dio le ha posto davanti un nuovo compito, illuminata dallo Spirito di Dio, lei lo ha immediatamente accettato e ha risposto al nuovo compito di Ancella del Signore. [lviii]

 

288.

La pace è il tratto caratteristico dei figli di Dio. Laddove c’è tensione, inquietudine o anche una lotta silenziosa, nascosta, mimetizzata – là non c’è Dio. Bisogna rifletterci, bisogna addentrarvisi per sentirlo, per capirlo. [lix]

 

289.

Dite ai novizi con audacia e chiarezza: attraverso la Croce si va alla gloria, attraverso la Croce si salva, sulla Croce si vince, sulla Croce nasce la vita nuova. Sulla croce c’è santità, pace e unità. [lx]

 

290.

Guardare a Cristo – comprenderlo, interessarsi al Suo compito sulla terra, alla missione che ha ricevuto dal Padre, amarlo e dedicarsi con sacrificio a Lui così come Lui si è arreso alla volontà del Padre e alla volontà del popolo, anche di coloro che Gli hanno posto la croce sulle sue spalle – è l’elemento essenziale della formazione spirituale della vita cristiana, per non parlare della vita religiosa![lxi]

 

 

L’Apostolato dei laici

 

291.

Così spesso ci domandiamo circa l’essenza dell’apostolato dei laici. È entrare nel mistero di Cristo. Proprio come Cristo è stato coinvolto nella volontà salvifica del Padre, come Maria ha accolto il compito di suo Figlio, così anche noi dovremmo tutti partecipare alla missione della Chiesa. La Chiesa è immortale anche se noi moriamo: è santa anche se noi siamo peccatori; La Chiesa è piena di Dio, di Cristo, anche se piena di persone. La Chiesa ha la garanzia che le porte dell’inferno non prevarranno, anche se ci vincono così spesso. Eppure siamo noi, peccatori, mortali, vinti dal male, che forse comprendiamo di più la Chiesa di quanto in essa vi operiamo – siamo chiamati ad essere responsabili della Chiesa di Cristo, proprio come Maria fu chiamata ad essere responsabile per il Bambino Gesù, per il Giovane che insegnava nel tempio, per l’Uomo dei dolori che pendeva dalla croce. [lxii]

 

292.

Nessuno vi strapperà i vostri beni dalla vostra personalità. Ma li avete non solo per voi stessi – li avete anche per gli altri. In questo consiste l’apostolato dei laici a cui la Chiesa postconciliare ci chiama, indicandoci i campi in cui lavorare. [lxiii]

 

 

La Parrocchia – comunità di amore

 

293.

Nella parrocchia, nella vita parrocchiale essenzialmente si trova tutto ciò di cui la Chiesa universale dispone. Tutti i doni e i poteri di Cristo, tutte le grazie santificanti e vivificanti che sono presenti nella Chiesa universale – nel grande Corpo Mistico di Cristo – sono raccolti e raggruppati in piccolo, in una piccola cellula, proprio qui nella vita della famiglia parrocchiale. Pertanto, la parrocchia è santa, come è santa la diocesi e la santa Chiesa universale. [lxiv]

 

294.

La parrocchia – la più piccola cellula della vita di Dio nella Chiesa – ha il compito proprio di tutta la Chiesa di Cristo. La parrocchia è una scuola di vita, il Vangelo e la grazia di Cristo, è una scuola di amore per Dio e per gli uomini; è l’unione di tutti nell’amore fraterno; è una famiglia in cui impariamo a vedere in ogni essere umano un fratello che merita il nostro amore e il nostro aiuto.[lxv]

 

295.

La parrocchia – la più piccola cellula della Chiesa universale tra le braccia della Chiesa diocesana – anche lei è innestata nell’amore di Cristo, perché di esso vive, agisce, ravviva, santifica e con amore unisce l’intera famiglia parrocchiale, che è per noi la madre della vita di Dio.[lxvi]

 

 

 

[i] List I, 96.

[ii] List II  9.

[iii] Miłość II,   50.

[iv] Ivi, 102.

[v] Dall’Omelia nella solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria, Laski, 15 agosto 1944.

[vi] O chrześcijańskim wyzwoleniu człowieka (Sulla liberazione cristiana dell’uomo) (dalla lettera pastorale per la prima domenica di Avvento 1946), Listy, 38.

[vii] Da una predica ai fedeli della capitale, Varsavia, 9 dicembre 1956. KP 1, 267.

[viii] Dal discorso durante la consacrazione della Cattedrale di Varsavia, 9 giugno 1960. WAW 1960, p. 583.

[ix] „Kromka chleba” z Marcinowego życia… Stosunek i spojrzenie każdego człowieka – Per Christum Dominum nostrum (Un “boccone di pane” dalla vita di Marcinowy…  L’atteggiamento e lo sguardo di ogni persona – Per Christum Dominum nostrum) (dalla conferenza all’Istituto del Primate durante la giornata di ritiro), Varsavia, cappella in via Marsa, 11 novembre 1960. KP 7, 224.

[x] Ludzie Światła (Persone di Luce) (dall’omelia nella festa della Madonna della candela), Gniezno, Basilica del Primate, 2 febbraio 1961 KP  8, 58.

[xi] Będą dwoje w jednym… (Saranno due in uno) (da un discorso a giovani sposi), Varsavia, cappella dell’abitazione del Primate, 27 maggio 1962, | KP 11, 137.

[xii] Na drogę dojrzałego życia…(In cammino verso una vita matura…)(  da un discorso ai maturati delle scuole superiori), Varsavia, cappella dell’abitazione del Primate, 28 maggio 1962. ivi, 147.

[xiii] Oto Kapłan wielki (Ecco il grande sacerdote) (dal discorso al termine della consacrazione del vescovo Władysław Skoromucha), Siedlce, cattedrale, 21 aprile 1963. Ivi, 170.

[xiv] Zrozumieć Kościół i pomagać mu (Comprendere la Chiesa e aiutala) (da un discorso a un pellegrinaggio di intellettuali cattolici), Jasna Góra, aprile 1963. KP  14, 218.

[xv] Nadprzyrodzona więź kobiety z Kościołem (Il legame soprannaturale della donna con la Chiesa) (da una conferenza durante il ritiro dell’Istituto del Primate), Varsavia, agosto 1964. Kobieta, 34.

[xvi] Wychowanie w szkole w wolności i miłości (Educazione a scuola alla libertà e all’amore) (da una conferenza agli insegnanti al termine del ritiro quaresimale), Varsavia, Chiesa di San Giuseppe, 4 aprile 1965. KP 20, 26.

[xvii] Prawo i miłość w świecie współczesnym (Diritto e amore nel mondo contemporaneo) (da una predica ai fedeli), Bydgoszcz, Parrocchia Saint Vincent, 16 marzo 1966. KP 23, 58.

[xviii] Do artystów scen warszawskich (Agli artisti teatrali di Varsavia). Varsavia, 10 gennaio 1971. Z rozważań, 159.

[xix] Tajemnica trwałości Kościoła: Jezus i Maryja (Il mistero della persistenza della Chiesa: Gesù e Maria) (dall’omelia durante la visita alla parrocchia), Kozłów Szlachecki, 10 maggio 1972. KP 40, 46.

[xx] Lettera pastorale Na dzień konsekracji katedry Świętego Jana Chrzciciela w Warszawie. (Nel giorno della consacrazione della Cattedrale di San Giovanni Battista a Varsavia). Varsavia, Solennità della Pentecoste 1960. Z rozważań, 28.

[xxi] Kamienie wołać będą (Le pietre grideranno). Varsavia, cappella dell’abitazione del Primate, 30 aprile 19677. KP 26, 193.

[xxii] Konsekracja świątyni „wspomożycielki prymasowskiej (Consacrazione del tempio della “soccorritrice del primate”). Rokitno, 15 giugno 1968. KP 29, 40.

[xxiii] Czy rzeczywiście kryzys Kościoła posoborowego? (È davvero una crisi della Chiesa postconciliare?)  (da una conferenza agli studenti), Varsavia, Cappella Universitaria di Sant’Anna, 18 gennaio 1969. KP 31, 60.

[xxiv] Podczas jubileuszu dwudziestolecia (Durante il giubileo del ventennale) (da un discorso alle Superiore degli ordini femminili), Jasna Góra, 6 maggio 1969.  Ivi, 240.

[xxv] Dall’om elia durante la consacrazione del Vescovo Henryk Gulbinowicz, Białystok, Cattedrale, 8 febbraio 1970. KP 33, 46.

[xxvi] Pierwsze słowa Prymasa Polski po powrocie do Instytutu Polskiego z konklawe, na którym kardynał Wojtyła został wybrany papieżem. (Le prime parole del primate polacco dopo il suo ritorno all’Istituto polacco dal conclave durante il quale il cardinale Wojtyła è stato eletto papa). Roma, 17 ottobre 1978. KP 61, 23-24. In forma abbreviata: O polskim 16.

[xxvii] Ivi: KP 61, 24. O polskim, 17.

[xxviii] Zwycięstwo gdy przyszło… (Vittoria quando è arrivato…) Jasna Góra, 23 novembre 1978. KP 61, 159.

[xxix] Boży zapaśnik w narodzie polskim (Il lottatore di Dio nel popolo polacco) (dall’omelia durante la consacrazione del vescovo Franciszek Musiel, primo vescovo del millennio), Jasna Góra, basilica, 30 gennaio 1966. KP 22, 230.

[xxx] W osiemdziesiątą rocznicę śmierci sługi Bożego arcybiskupa warszawskiego Zygmunta Szczęsnego Felińskiego (Nell’ottantesimo anniversario della morte del Servo di Dio, l’Arcivescovo di Varsavia Zygmunt Szczęsny Feliński) (da un’omelia ai fedeli della capitale), Varsavia, Basilica Cattedrale di San Giovanni, 24 settembre 1975. KP 51, 247.

[xxxi] Ivi.

[xxxii] Ivi.

[xxxiii] Doctrina et veritas. Wrocław, Seminario Metropolitano, 4 aprile 1973. KP 42.260; Sursum, 23.

[xxxiv] Ivi, 79-80.

[xxxv] Ivi, 88-89.

[xxxvi] Ivi, 128-129.

[xxxvii] List III, 102.

[xxxviii] Ivi.

[xxxix] Ivi, 113.

[xl] Lettera pastorale Duchowieństwo polskie w obliczu potrzeb współczesnych (Il clero polacco di fronte alle necessità contemporanee). Giovedì Santo 1949. Listy, 114. 

[xli] Omelia in occasione della benedizione dell’edificio del seminario. Gdańsk-Oliwa, 4 gennaio 1958. KP 4, 17.

[xlii] Nic co ludzkie, nie jest nam obce… (Niente di umano ci è estraneo…) Jasna Góra, 20 aprile 1958. Głos, 71.

[xliii] Jesteście postawieni na znak. (Siete stati posti come un segno). Kalisz, 27 aprile 1960. KP 6, 195; Uświęcenie, 21.

[xliv] Najgłębsze znaczenie wielkoczwartkowych uroczystości (Il significato più profondo delle celebrazioni del Giovedì Santo). Varsavia, Basilica Cattedrale di San Giovanni, 19 aprile 1962. KP 10, 306.

[xlv] Conferenza ai sacerdoti dell’Arcidiocesi di Gniezno per l’apertura del Sinodo dell’Arcidiocesi. Gniezno, Basilica del Primate, 24 aprile 1962, KP 10, 355.

[xlvi] Do serca Maryi Matki. (Al cuore di Maria, la Madre). Jasna Góra, 9 maggio 1962. KP 11, 47.

[xlvii] Intervento all’inaugurazione delle lezioni per il clero dal titolo Kapłan w świecie współczesnym. (Il sacerdote nel mondo contemporaneo). Lublino, aula dell’Università Cattolica di Lublino, 22 agosto 1962. KP 11, 324-325.

[xlviii] Dzieje kapłaństwa to dzieje Chrystusa. (La storia del sacerdozio è la storia di Cristo). Varsavia, Basilica Cattedrale di San Giovanni, 26 maggio 1963. KP 14, 257.

[xlix] Wypowiedziałem Tobie, Maryjo, całą moją tajemnicę. (Ti ho manifestato, Maria, tutto il mio segreto). Jasna Góra, 2 maggio 1970. KP 33, 286.

[l] Discorso al termine del raduno dei Decani dell’Arcidiocesi di Varsavia. Varsavia, seminario, 24 settembre 1970. KP 35, 85.

[li] Nie wyście Mnie obrali, ale Ja was wybrałem. (Non voi avete scelto me, ma Io ho scelto voi). Varsavia, Choszczówka, 25 febbraio 1973. KP 42, 132.

[lii] Kapłaństwo nierozerwalne. (Sacerdozio indissolubile). Varsavia, cappella del seminario, 5 ottobre 1976. KP 55, 175.

[liii] Gody, 164-165.

[liv] Ivi, 165.

[lv] Ivi, 167.

[lvi] Miłość, prawo i pokój. (Amore, diritto e pace). Varsavia, Palazzo Arcivescovile, 26 giugno 1962. KP 11, 219.

[lvii] Rost Kościoła od wewnątrz (Crescita della chiesa dall’interno). Katowice-Panewniki, 30 ottobre 1967. KP 27, 340.

[lviii] W ślady cnót Matki Wieczystego Kapłana (Sulle orme delle virtù della Madre dell’Eterno Sacerdote). Jasna Góra, Cappella dell’Immagine Miracolosa della Madonna di Jasna Góra. 6 novembre 1967. Ivi, 374.

[lix] Prawdziwa odnowa soborowa życia zakonnego. (Il vero rinnovamento conciliare della vita religiosa). Jasna Góra, 5 settembre 1969. KP 32, 186. 

[lx] Ivi, 289-290.

[lxi] Tak zwany kryzys powołań! (La cosiddetta crisi delle vocazioni!) Varsavia, cappella del Palazzo Arcivescovile, 1 marzo 1973. KP 42, 150.

[lxii]Dalla conferenza Do seniorów „Odrodzenia” (Agli anziani di “Rinascimento”), Jasna Góra, Basilica, 15 settembre 1973. KP  44, 59.

[lxiii] Z niewoli nienawiści – w niewolę miłości!…(Dalla schiavitù dell’odio – alla schiavitù dell’amore! …) Varsavia, Cappella Universitaria di Sant’Anna, 5 maggio 1968. Ivi, 68.

[lxiv] Ivi, 145-146.

[lxv] Wezwanie rodzin parafialnych do tworzenia wspólnoty miłości. (La vocazione delle famiglie parrocchiali a creare una comunità d’amore). Varsavia, 11 febbraio 1973. Listy, 657.

[lxvi] Messaggio del Primate di Polonia per la XXXI Settimana della Misericordia Ofiarna miłość – życiem parafii (Amore sacrificale – vita della parrocchia). Varsavia 1975. KP 52, 33.

 

Perle del #WYSZYNSKI | L’Amore >>>

Perle del #WYSZYNSKI | La persona umana >>>

Perle del #WYSZYNSKI | La Famiglia: Uomini e Padri >>>

Perle del #WYSZYNSKI | La Famiglia: Donne e madri >>>

Perle del #WYSZYNSKI | La Famiglia: Genitori >>>

Perle del #WYSZYNSKI | La Famiglia: Giovinezza >>>

Perle del #WYSZYNSKI | Il Lavoro: Governanti e Autorità di Governo >>>

Perle del #WYSZYNSKI | Il Lavoro: Insegnanti ed educatori >>>

Perle del #WYSZYNSKI | Il Lavoro: Creatori di cultura >>>

Perle del #WYSZYNSKI | Il Lavoro: Medici e studenti di medicina, Infermieri >>>

Perle del #WYSZYNSKI | Il Lavoro: Scienziati, Avvocati >>>

Perle del #WYSZYNSKI | Il Lavoro: Architetti, Personale delle Forze Armate, Autisti >>>

Perle del #WYSZYNSKI | La Società: Insegnamento Sociale e Il Pensiero Sociale della Chiesa, L’Aborto >>>

Perle del #WYSZYNSKI | Preghiere e meditazioni in carcere >>>

Perle del #WYSZYNSKI | La Fede >>>

Perle del #WYSZYNSKI | Maria >>>

Dodaj komentarz

Twój adres e-mail nie zostanie opublikowany. Wymagane pola są oznaczone *

Avatar użytkownika, wgrany podczas tworzenia komentarza.


2024-11-25 00:15:12