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Perle del #WYSZYNSKI | Preghiere e meditazioni in carcere

Family News Service / 17.02.2022
Komańcza - l'ultimo luogo di reclusione del card. Stefan Wyszyński, fot. s. Amata CSFN
Komańcza - l'ultimo luogo di reclusione del card. Stefan Wyszyński, fot. s. Amata CSFN

Tratti da discorsi e scritti del Cardinale STEFAN WYSZYŃSKI, beatificato il 12 settembre 2021, amico di Giovanni Paolo II.


185.

Genero nell’anima pietre così pesanti che non riesco a sopportare questo frutto della mia vita. Allora le getto ai Tuoi piedi, Madre, forse per via di questi massi riuscirai a condurmi al Figlio – Caro. Tuo Figlio non ha voluto trasformare le pietre in pane. Perché è più facile raggiungere il Figlio su una strada rocciosa che su una strada rivestita di pezzi di pane. Quindi forse, Madre, anche il frutto del mio grembo sarà benedetto. Sorridi alle mie pietre. È tutto quello che posso fare. Il resto dipende da Te. E non voglio nemmeno che diventino tutte pane. Ma lascia che almeno uno di questi ciottoli nutra la mia anima affamata. Dopotutto petra autem erat Christus (I Cor 10, 4). [i]

 

186.

Ave verum Corpus, natum de Maria – Non sono capace, Madre, di onorare l’Ospite della anima mia come meriterebbe. Permetti che lo faccia con le Tue parole. Dopotutto, solo tu ha saputo come parlare al Figlio Tuo… Lo saluto con tutta la Tua integrità verginale, con tutta la Tua umile sottomissione, con tutta la fede viva, l’amore appassionato, la cura particolare, con tutta la Tua collaborazione e compassione, con tutta la Tua vicinanza inaccessibile, con tutta la santità della Tua anima, con ogni vibrazione del Tuo cuore, ogni atto del Tuo pensiero, con ogni mossa delle Tue mani, con ogni passo dei Tuoi piedi verginali, con ogni momento della Tua vita eccezionale, con tutto il compimento del Tuo servizio al Signore…[ii]

 

187.

Quando sento la Tua presenza nella mia anima, Cristo, fammi dimenticare completamente di me stesso. Affinché smetta di pensare a me stesso e di parlarti di me. E’ un argomento così poco interessante e povero! Voglio pensare a Te, parlare di Te e adorare Te – voglio ringraziare Te che sei, che sei il Verbo, che sei il Figlio del Padre, che hai voluto prendere il Corpo dalla Vergine, che hai voluto giacere nella mangiatoia di Betlemme, che hai voluto mostrarti ai pastori e ai magi, che hai voluto camminare sulla terra, che hai voluto essere nel tempio, e a Cana, e a Tiberiade, e a Gerasa, e a Betania, e a Gerico, e davanti a Pilato e sul Calvario, e sul Monte degli Ulivi… Voglio vedere Te, seguire Te, orma dopo orma. Che meravigliosa conversazione può essere questa – su di Te! Veglia su di me, così che quando Tu entri nella mia casa io pensi solo a Te. [iii]

 

188.

Non horruisti Virginis uterum – e non solo. Hai mostrato ancora più coraggio. Dopotutto, le mani del Purissimo Padre Ti hanno preparato il grembo della Vergine Immacolata – Ens Purum – così che tu in esso potessi mantenere la tua Purezza Divina.

Non hai avuto paura del grembo del mio cuore… hai coperto a mala pena “lo sporco della stalla” con un semplice rivestimento di rimpianto e vergogna. Hai scelto una stalla e vi hai abitato perché nel fango della stalla crescesse il Pane che partorisce le vergini. Questo sì che è onnipotente Coraggio!

Maria, veglia affinché ogni qualvolta che tuo Figlio vorrà nascere nella stalla del mio cuore, vi trovi sempre le Tue braccia immacolate: lo custodiscano e lo proteggano dalla sporcizia della mia anima. A Betlemme hai atteso di ricevere Dio, anche nella mia anima attendi, così che la Nascita di Dio in me non avvenga mai senza di Te.[iv]

 

189.

In notubus Dominus videt – Quando mi trovo in cima a una montagna, ho l’impressione di essere solo sul globo, solo nel suo punto più alto, più vicino al cielo. Io stesso più vicino a Dio! A tu per tu con Dio! Mi sembra allora che Dio veda solo me, e sento il suo sguardo su di me. Solo su di me… Allora mi sento un essere davvero grande. Anche se vedo il mio nulla contro la vastità dello spazio sottostante! La grandezza dell’uomo consiste nel fatto che si arrampica, costantemente, sempre più in alto, inarrestabile. Vuole raggiungere le vette per sentirsi “sopra di tutto”. E quando questo ‘tutto’ diminuisce, allora percepisce la sua grandezza. E proprio ora, al culmine della sua grandezza, sente di essere stato “faccia a faccia” con Dio. In Lui ha visto la sua piccolezza. La mia piccolezza è verità davanti a Colui che vede. Dio vede in me. Ecco perché ho scalato le montagne in modo che Dio potesse guardarmi in pienezza.

Mi arrampico sulle montagne, come un ragazzino alle ginocchia del Padre, per dirgli: io e Te. Nessun ostacolo, nessun intermediario.

Dio – Io!

Impertinente!

Padre!

Figlio! [v]

 

190.

A volte penso a quanto sono povero, guardo ciò che mi circonda e vedo che non ho alcuna assicurazione temporale per la mia esistenza. Mi sembra che sia simile alla Tua esistenza a Nazareth. Mi mancano anche gli strumenti più semplici per il lavoro normale. La Tua povertà, Gesù di Nazareth, era più ricca perché a Nazareth eri “il Verbo”.

La mia biblioteca è rimasta in via Miodowa, anche se è così difficile vivere senza di lei. Ma queste sono cose esteriori – una parola sulla carta. Tu sei la Parola vivente, la mia Parola di vita. Se mi sei rimasto Tu, che me ne faccio della biblioteca? Tu sei la mia biblioteca.

Una settimana prima del mio arresto, mi hai chiesto con voce così chiara: “Sapresti essere povero?” Ho risposto in quel momento: “Penso di sì, Cristo”. – “Da allora ho risposto alla tua domanda con la mia vita ogni giorno. Certamente sai già se avrei saputo essere povero”.

E se in questo momento pretendessi da me una povertà ancora maggiore, lascerei tutto quello che ho adesso, senza rimpianti, e Ti seguirei.

Quando ho lasciato Lublino, ho lasciato tutto nel palazzo vescovile, anche le mie tonache viola e i regali personali. Non volevo “fare fortuna” come Pastore. La seconda volta ho fatto lo stesso nel settembre dell’anno memorabile [1953]. Tutto quello che ho in questo momento non viene dalla mia attività. È il frutto ordinario della compassione umana.

Hai donato tutto, tutto è Tuo. Cristo, voglio essere povero, come anche Tu sei diventato povero, essendo ricco. [vi]

 

191.

Ti ringrazio, Maestro, per aver reso il mio destino così simile al tuo, perché nella Tua Passione mi hai lasciato un buon esempio per la mia passione. I Tuoi apostoli Ti hanno abbandonato, come i vescovi hanno abbandonato me; i discepoli Ti hanno abbandonato, come i miei sacerdoti. Sia i primi che i secondi hanno ceduto alla paura. Un pugno di donne rimase con te; anche io le vedo con me. Sono rimasti solo i laici, i deboli, i peccatori: il Ladro, la Maddalena, il Centurione, Nicodemo, Giuseppe di Arimatea e Simone di Cirene. Anche con me sono rimasti un gruppo di laici cattolici, per niente i più forti, che hanno il coraggio di riconoscermi. Tutto qui. Quando confronto le mie piccole sofferenze con le Tue, sono contento che tu abbia sperimentato tutto ciò che mi chiedi di imitare. Sii glorificato nella mia passione. [vii]

 

Stabat Mater …  Cancello la parola – dolorosa, sebbene abbia il suo significato storico. Maria era certamente Socia passionis. Ma nessuno degli artisti ha rappresentato Maria appoggiata alla croce! Stava in piedi con le sue proprie forze. Tutto intorno vacillava! Ma chiunque avesse guardato Maria avrebbe ha visto che Lei non vacillava! È sempre stata la Virgo Auxiliatrix! – ha sostenuto tutti intorno a lei con il suo atteggiamento. E ha perseverato! [viii]

 

193.

Il più sensibile alla voce di Maria, Giovanni Battista ha sussultato nel grembo di sua madre Elisabetta, quando udì il saluto della Madre di Dio. Questa sensibilità è edificante, scuote l’intero essere umano.

Maria, rendimi sempre sensibile alla Tua voce, come il Precursore di Tuo Figlio è stato sensibile alla prima Parola del Tuo saluto.

Beato lui, che Ti ha sentito nell’oscurità del grembo materno. Era già pronto a correre per adempiere al suo compito.

Madre, risveglia in me questa disponibilità ad annunciare Tuo Figlio. Sono ancora in prigione, come Giovanni. Ma lascia che la mia disponibilità sostituisca le azioni che sono pronto a fare.[ix]

 

194.

Sanguis Christi inebria me …  Così tanto del Tuo Sangue scorre in me. Quando considero che una goccia sarebbe sufficiente per mondare i peccati del mondo, ancora di più ammiro la Tua generosità. Che flusso del Tuo Preziosissimo Sangue è fluito attraverso il Calice delle benedizioni sugli altari di tutto il mondo! Che potente ondata di Sangue mi hai indirizzato! Quanto del Tuo Sangue ho avuto davanti a me nei calici? Come vigilare per ricevere ogni giorno ristoro dal calice del Tuo Sangue? Ogni goccia che hai posto nel mio calice, è grazia oltre misura. E che dire dell’abbondanza del Tuo Sangue, che è stato versato dalle mie mani, alle mie labbra. Sono immerso nel Tuo Sangue. Sono lavato dentro e fuori. Vivo del tuo sangue. Mi purifico e mi lavo con il Tuo Sangue. È la mia bevanda quotidiana!

Oggi il Vangelo della sesta domenica dopo Pentecoste ha parlato in modo così eloquente: “Ho pietà di questo popolo”. La tua compassione ha aperto le tue vene al popolo per nutrire e dissetare con il Santissimo Sangue. Il tuo cuore ha spremuto l’ultima goccia di questo Sangue perché il tuo dolore per le persone non fosse solo un sentimento, ma si trasformasse in azione.

Veglio su me stesso per mantenere uno spirito di gratitudine per i fiumi del Tuo sangue che scorrono a me dal Tuo costato, dai calici del mondo intero e dal mio calice sacerdotale.

Nutrito dal Tuo Sangue, posso lesinare a Te il mio sangue, che è composto dal Tuo? [x]

 

195.

Omnia bene fecisti … Dopo tre anni della mia prigionia traggo questa conclusione come definitiva. Non avrei mai rinunciato a questi tre anni e a tali tre anni di curriculum della mia vita… In fondo, è meglio che siano trascorsi in prigione piuttosto che in via Miodowa. Meglio per la gloria di Dio, per la posizione della Chiesa universale nel mondo – in quanto custode della verità e della libertà di coscienza; è meglio per la Chiesa in Polonia, è meglio per la posizione della mia nazione; è meglio per le mie diocesi e per la fortificazione della figura del sacerdote. È sicuramente meglio per il bene della mia anima. Con queste considerazioni si conclude oggi, nell’ora stessa del mio arresto, il mio Te Deum e il Magnificat. [xi]

 

196.

La Chiesa è nata nel sangue rigenerante di Cristo sulla croce, proprio come nel sangue è venuto al mondo ogni figlio di Dio. E’ sano quando questo sangue scorre; è pericoloso per il corpo umano il coagulo di sangue. Così anche per il Corpo mistico di Cristo il ristagno del Sangue è pericoloso. Deve sempre fluire da qualche parte; non solo nei calici della Messa, ma anche nei calici viventi delle anime umane. Il dissanguamento della Chiesa deve compiersi da qualche parte perché possa essere in piena salute e in forza vitale. Ed è per questo che la Chiesa sanguina sempre da qualche parte nella persecuzione senza fine, che è un fenomeno costante nella storia della Santa Chiesa. [xii]

[i] Stoczek Warmiński, 3 maggio 1954. Zapiski, 72.

[ii] Stoczek Warmiński, 5 giugno 1954. Ivi, 76.   

[iii] Stoczek Warmiński, 5 giugno 1954. Ivi, 76.

[iv] Stoczek Warmiński, 2 luglio 1954. Ivi, 83.

[v] Komańcza, 15 giugno 1956. Ivi, 242-243.   

[vi] Komańcza, 20 giugno 1956. Ivi, 245.

[vii] Komańcza, 22 giugno 1956. Ivi, 245.

[viii] Komańcza, 23 giugno 1956. Ivi, 246.

[ix] Komańcza, 24 giugno 1956. Ivi, 246.   

[x] Komańcza, 1 luglio 1956. Ivi, 246-247.   

[xi] Komańcza, 25 settembre 1956. Ivi, 250-251.

[xii] Komańcza, 2 ottobre 1956. Ivi, 251.

 

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