Perle del #WYSZYNSKI | Il Lavoro: Insegnanti ed educatori
foto: Istituto del Primate
Tratti da discorsi e scritti del Cardinale STEFAN WYSZYŃSKI, beatificato il 12 settembre 2021, amico di Giovanni Paolo II.
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111.
Tutto lo sforzo educativo (…) è volto affinché di ognuno di coloro che educhiamo si possa dire solo così e tanto così: Ecco l’uomo! Affinché si possa dire: eppure è un essere umano, è stato formato da vero uomo, agisce e si comporta come un uomo, è animato da un’indole umana ed è consapevole della sua umanità in ogni cosa. È poco, ma anche moltissimo! Per il bene sociale basterebbe solo una cosa: che ogni essere razionale (…) meritasse che di lui si dica: Ecco l’uomo. [i]
112.
Sebbene la vostra vita possa terminare per esaurimento, tuttavia non state finendo. Non omnis moriar. Rimarrete in coloro che avete educato. Continuerete a vivere in loro con il contenuto della vostra anima, con tutta la vostra conoscenza, esperienza e saggezza. Non dite mai: con questo alunno non sono riuscito. Comparirà nella sua vita qualcosa di onesto e buono che viene da voi. Sarà una continuazione della vostra vita in coloro che avete educato. [ii]
113.
L‘affidabilità dei professori e degli educatori è la condizione per conquistare la fiducia dei giovani. Gli studenti cercano sia la verità che i diritti formali alla vita, ma soprattutto cercano… l’essere umano. [iii]
114.
Nella scuola elementare, al liceo o in qualsiasi altro livello: conquistate i giovani con l’amore e con il cuore! Vedrete che otterrete di più di coloro che hanno dimenticato questa verità. [iv]
115.
L‘educazione cristiana sarà sempre un’educazione alla ragionevolezza, alla libertà, all’amore e all’attenzione sociale. [v]
116.
Noi vecchi – parlo di me stesso – ricordiamo i tempi in cui sapevamo distinguere i nostri educatori e professori. Sapevamo chi di loro era un burocrate, un professionista che lavorava per lo stipendio, e chi era l’insegnante sincero e coraggioso. Li ricordiamo ancora oggi. Ci hanno plasmato. È a queste persone, che avevano una formazione da credenti ed erano nella verità, che dobbiamo tutto. [vi]
117.
Si scrive molto sui giovani svogliati, solitari, derelitti e sfruttati. E perché la gioventù contemporanea è così? Perché è così trasandata e talvolta addirittura ribelle? Perché è costretta ad avere opinioni che non vuole accettare, se non altro perché le sono state imposte con la violenza. Sappiamo che opinioni e convinzioni non possono essere imposte con la forza e che la fede, l’amore e la verità non si possono ottenere con la forza. [vii]
118.
Se il fumo di una sigaretta può nuocere a un bambino che si sviluppa nel seno di una madre, quanto devono essere dannosi tutti questi “fumi” di programmi artificiali, questi miasmi di ateismo e secolarizzazione? È una “produzione” incompatibile con tutte le esigenze della pedagogia e della psicologia moderne, perché fanno dell’insegnante un imbonitore, un custode e un poliziotto. Eppure deve ricordare che anche a lui si applicano le parole che Maria ha udito dall’Angelo: Ciò che nascerà da te, sarà santo, e sarà chiamato Figlio dell’Altissimo. Ciò che nasce nei bambini – a voi affidati – dal vostro lavoro e impegno, dalla vostra fatica, esperienza, abilità e saggezza educativa è santo, perché l’educazione è un processo santo. [viii]
119.
A volte giudichiamo che i nostri giovani sono tristi e svogliati senza motivo. Ma mi domando – possono i giovani, che fin da bambini sono sistematicamente privati della morale cristiana e della consapevolezza che Dio è sulla terra, che ci sono doveri per i quali la persona risponderà non davanti alla polizia, ma davanti a Dio – possono tali giovani essere lieti, allegri, confidenti? Possono non essere tristi? [ix]
120.
Il nostro approccio ai giovani deve essere il più possibile positivo. È una gioventù delusa, disorientata, senza programmi, a volte esteriormente strana, ma interiormente alla ricerca. I giovani sono delusi perché si trovano a una svolta storica, dove lottano grandi correnti di pensiero, ideologiche, di sistemi politici, di forze politiche, a volte completamente svalutate, sfinite e, a causa dell’anemia interna – incapaci di continuare. [x]
121.
Non è affatto necessario imitare le immagini e le similitudini dei giovani per raggiungerli e trovare con loro un linguaggio comune. Bisogna solo ricordare che queste sono persone alla ricerca, alle quali basta poco: un po’ di cuore, attenzione, interesse, comprensione. [xi]
122.
Ai giovani bisogna mostrare una direzione chiara. Non li si può caricare di una moltitudine di argomenti e di ampie deliberazioni. Bisogna dar loro regole di vita e di condotta chiare, semplici e concise. Altrimenti tutto crollerà. Arriveremo a quelle tragedie a cui stanno assistendo i giovani oggi. Questo non rende propensi a cercare soluzioni. Al contrario! Spesso porta alla deflazione mentale e all’insicurezza. E quando la tensione psicologica è esaurita, i giovani scompaiono, se ne vanno. [xii]
[i] Co mówił wam prymas… (Cosa vi ha detto il Primate…) Jasna Góra, 4 luglio 1966. Ivi, 219-220.
[ii] Ivi.
[iii] Inaugurazione dell’anno accademico all’Università Cattolica di Lublino, 23 ottobre 1966. Ivi, 312.
[iv] Wyprawa do młodzieży – z sercem (Viaggio verso la gioventù – con il cuore. Varsavia, chiesa del seminario, 30 marzo 1968. Idzie, 288.
[v] Ivi.
[vi] Ivi, 104.
[vii] Wieczna aktualność Świętego (L’eterna attualità del Santo). Varsavia, Chiesa di San Clemente, 30 settembre 1970. Ivi, 128.
[viii] Biskup Warszawy – do wychowawców dzieci Warszawy (Il Vescovo di Varsavia – agli educatori dei bambini di Varsavia). Varsavia, chiesa del seminario, 18 marzo 1972. Ivi, 176-177.
[ix] Słowo Prymasa Polski w uroczystość Bożego Narodzenia (Messaggio del Primate di Polonia nella celebrazione del Natale). Varsavia, Basilica Cattedrale di San Giovanni, 25 dicembre 1972. Ivi, 375-376.
[x] Czego potrzeba współczesnej młodzieży? (Di cosa hanno bisogno i giovani moderni?) Varsavia, Palazzo Arcivescovile, 9 aprile 1969. KP 31, 143.
[xi] Ivi, 145.
[xii] ”Nova et vetera” w tragicznej sytuacji Polski (“Nova et vetera” nella tragica situazione della Polonia). Varsavia, seminario, 28 dicembre 1970. Ivi, 384.
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