Arcivescovo Stanisław GĄDECKI: Giovanni Paolo II non evitava temi difficili
Papież Jan Paweł II podczas audiencji generalnej w dniu 29 września 2004 na placu św. Piotra w Rzymie, by Oryginalnym przesyłającym był Radomil z polskiej Wikipedii - Na Commons przeniesiono z pl.wikipedia., CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=2927319
Karol Wojtyła, san Giovanni Paolo II, nacque nello stesso anno in cui ebbe luogo la Battaglia di Varsavia, in seguito alla quale la Polonia difese l’Europa contro il comunismo sovietico. Egli sperimentò l’occupazione nazista e il regime comunista nella Polonia del dopoguerra. Il confronto con i due totalitarismi, quello tedesco e quello russo, come anche l’esperienza di lavoro operaio, influirono profondamente sulla sua percezione del mondo.
Quando fu eletto Pontefice, venne chiamato un Papa “da un paese lontano”. Una locuzione che non si riferiva alla distanza geografica, bensì al fatto che provenisse dall’altra parte della “cortina di ferro”. Non ha mai accettato mai la divisione dell’Europa. Ha sempre sottolineato il diritto di tutte le Nazioni europee a inserirsi nel processo di integrazione del continente. Un’affermazione spesso contrastata. Come scrisse nella Centesimus annus, a molti all’epoca sembrava che l’ordine del mondo istituito in seguito al conflitto mondiale potesse essere cambiato solo con una nuova guerra. Invece Giovanni Paolo II scelse una strategica completamente diversa per difendere l’Europa e la Chiesa nell’Europa centrale e orientale: una strategia pastorale. A lui si devono le trasmissioni della Radio Vaticana nelle lingue centroeuropee, e nuove versioni linguistiche de L’Osservatore Romano. Analizzando le ragioni del fallimento dell’Occidente nell’affrontare il mondo dell’ateismo comunista il Papa evidenziava che quello che mancava all’Occidente non erano esperti, ma persone con esperienza e libere da complessi nei confronti del marxismo. “L’Occidente intero è affetto da complessi, da inibizioni di varia natura. È, in un certo senso, ideologicamente scomposto” (Jasna Góra, 05.06.1979).
Il primo viaggio di Giovanni Paolo II in Polonia ha dato impulso alla rivolta operaia del 1980 e alla nascita del Sindacato Autonomo Indipendente “Solidarność”. Il Papa sosteneva spiritualmente e intellettualmente l’opposizione anticomunista nell’Europa centrale, con la pubblicazione, tra l’altro, di encicliche dedicate alla teologia e alla spiritualità del lavoro umano, o con gli insegnamenti sull’etica della solidarietà. Il prezzo che dovette pagare, anche per essersi impegnato in tale dialogo con il mondo operaio, fu l’attentato alla sua vita. Sembra che san Giovanni Paolo II abbia meritato di essere annoverato tra i Pontefici ai quali è riconosciuto l’appellativo di “Magno”.
Il Papa si dimostrò anche un instancabile difensore del diritto alla vita, dal concepimento fino alla morte naturale. Ci lasciò quel grande manifesto dei difensori della vita che è l’enciclica Evangelium vitae. Nella “Lettera agli anziani” contemplò una sua riflessione personale sulla fase terminale della vita, richiamando la nostra attenzione a un drammatico cambiamento intervenuto nella civiltà occidentale. Nel passato, gli anziati erano circondati da un profondo rispetto. Oggi invece “il concetto di eutanasia, purtroppo, è venuto perdendo in questi anni per molte persone quella connotazione di orrore che naturalmente suscita negli animi sensibili al rispetto della vita” (9). È dunque possibile fare una conversazione da salotto su come sono messe a morte persone considerate “inutili”, e continuare a ritenersi una persona dell’“alta società”.
Affrontando il tema del matrimonio e della famiglia san Giovanni Paolo II non evitava argomenti difficili. Non solo nella Familiaris consortio, ma già prima, come partecipante al Concilio. A proposito dello schema de Ecclesia in mundo rileva che il capitolo «Sul matrimonio e la famiglia» non sembra pienamente adeguato dal punto di vista pastorale, mancando in esso tutte quelle difficili domande che le persone che vivono in matrimonio pongono ai loro pastori, e di conseguenza è assente anche un tentativo di risposta. (cfr. ActaSyn, vol. IV, pars III, pp. 242-243, n. 67). Giovanni Paolo II, il Papa della Misericordia divina, era convinto che la misericordia non lascia mai sola una persona caduta ma la solleva dal peccato, restituendole la sua dignità filiale (cfr. Dives in misericordia, 6). E questo vale anche per i coniugi i quali, come il figliol prodigo, vivono il senso di una dignità perduta di marito o di moglie. Pure nella loro vita è possibile tornare alla casa del Padre e ritrovare la dignità che scaturisce dal sacramento del matrimonio. Dio stesso non ha rinunciato a loro. In tale contesto è importante ricordare che durante la cerimonia di canonizzazione papa Francesco ha chiamato san Giovanni Paolo II il “Papa della famiglia”.
Attraverso il suo pontificato san Giovanni Paolo II sottolineava che “l’uomo non può vivere senza amore” (Redemptor hominis, 10) e “non è capace di comprendere se stesso fino in fondo senza il Cristo” (Varsavia, 02.06.1979).
Arcivescovo Stanisław GĄDECKI
Arcivescovo Metropolita di Poznań, Presidente della Conferenza episcopale polacca, Vicepresidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE)
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