Perle del #WYSZYNSKI | Il Lavoro: Governanti e Autorità di Governo
foto: Istituto del Primate
Tratti da discorsi e scritti del Cardinale STEFAN WYSZYŃSKI, beatificato il 12 settembre 2021, amico di Giovanni Paolo II.
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101.
L‘uomo è pienamente felice solo quando può essere al servizio, non quando deve governare. Il potere impressiona solo le persone piccole che lo desiderano perché vogliono in questo modo compensare la propria piccolezza. Un uomo veramente grande, anche quando governa, è un servitore. [i]
102.
Bisogna lasciare entrare Dio nei ministeri e nelle fabbriche, bisogna che ogni politico abbia Dio nel cuore e si inginocchi davanti a Dio. Perché se si inginocchierà davanti a Dio, allora le nazioni si rallegreranno, ma se non si inginocchierà, le nazioni piangeranno – dice la vecchia parabola del Libro della Sapienza. Sopra il più alto sovrano ce ne deve essere uno ancora più alto. L’unico sovrano, pacifico, silenzioso, non prepotente, è Dio, il Padre di tutte le persone. [ii]
103.
Non basta preoccuparsi della giustizia; chi governa deve amare! Esigiamo da loro amore, perché ne abbiamo il diritto. [iii]
104.
…È necessario ricordare a tutti coloro che governano le persone e che formano diverse comunità che la cosa più importante è la persona. [iv]
105.
Uno degli elementi del governare è il riconoscimento del diritto umano di rendere socialmente omaggio a Dio. Non si può privare l’uomo della possibilità di onorare Dio. Si deve lasciagli un giorno santo per riposare. Bisogna ricordare che se una persona lavora sei giorni, il settimo giorno – per ragioni religiose, sociali, morali e psicologiche – deve essergli garantito per il riposo. [v]
106.
A tutti i livelli della gerarchia della vita sociale si è obbligati al principio di cooperazione con coloro che ci servono. Questa regola si applica soprattutto ai capi di stato, in qualunque modo si chiamino: re, monarchi, presidenti o altro. Il loro compito è servire e aiutare. Ma anche loro si aspettano la cooperazione dai loro cittadini. Il risultato di tutte le nobili iniziative sociali e attività nazionali dipende non poco da noi stessi, dalla nostra cooperazione e assistenza. [vi]
107.
Se a tutti interessa la valorizzazione della famiglia, non è necessario togliere l’influenza della famiglia sull’educazione del bambino, ma creare per loro condizioni tali affinché il bambino possa rimanere a casa il più a lungo possibile.[vii]
108.
Il potere dello Stato non è e non potrà mai essere per una categoria di persone o per un’altra, per questo o quel partito. È per l’intera Nazione e deve prendersi cura di tutti i figli della Nazione in modo che possano esercitare liberamente i propri diritti personali, familiari, nazionali e religiosi. [viii]
109.
Ti preghiamo, o Madre, affinché nella nostra Patria dominino l’amore e la giustizia sociale e sia libera dall’odio e dallo sfruttamento. Ti preghiamo affinché coloro che ci governano ci amino, rispettino la nostra umanità, la nostra fede, coscienza e libertà spirituale, il nostro lavoro, sacrificio e impegno. Fa in modo che si convincano che una nazione può essere governata soprattutto dall’amore e che il rispetto per l’autorità non si conquista con le minacce, la coercizione e la violenza, ma con l’amore e il rispetto per i cittadini. [ix]
110.
L’atteggiamento di servizio è un imperativo sociale. In verità oggi non ci piace la parola “servizio”, ma sappiamo che ad ogni passo siamo serviti. Siamo serviti dai genitori, dai sacerdoti, dagli educatori e dagli insegnanti; siamo serviti dai funzionari, dai dirigenti di vari dipartimenti della vita economica e pubblica; siamo serviti sull’autobus, in treno, per strada, nel negozio – ovunque. La nostra dipendenza dalle persone ci impone di essere giusti nei loro confronti. Se ci servono, dobbiamo servirli. Si definiscono nostri servi, ministri compresi, perché “ministro” in latino, significa “servitore”. [x]
[i] Pierwszy niewolnik Maryi (Il primo schiavo di Maria). Matka, 53.
[ii] Omelia a Laski, 20 agosto 1944. Dattiloscritto.
[iii] O pokoju na ziemi (Sulla pace in terra). Dopo la pubblicazione dell’enciclica Pacem in terris. Alla vigilia della morte di Giovanni XXIII. Białystok, cattedrale, 2 maggio 1963. Idzie, 72.
[iv] Miłość słowem i czynem (Amore in parole e opere). Varsavia, Parrocchia Nostra Signora del Perpetuo Soccorso, 20 febbraio 1966. KP 22, 441.
[v] Władanie zamieniać na służenie (Trasformare il potere in servizio). Varsavia, Basilica Cattedrale di San Giovanni, 6 gennaio 1971. Ivi, 22.
[vi] Pomagajmy Maryi, Matce Kościoła. (Aiutiamo Maria, Madre della Chiesa). Jasna Góra, 26 agosto 1971. Idzie, 320.
[vii] Stawiamy na rodzinę. (Scommettiamo sulla famiglia). Gniezno, Basilica del Primate, 6 febbraio 1973, Prymas Polski, 62.
[viii] W obronie prawa Bożego w życiu jednostki, rodziny i Narodu (In difesa della legge di Dio nella vita dell’individuo, della famiglia e della nazione). Cracovia, Skałka, 13 maggio 1973. KP 43, 58. Prymat, 98.
[ix] Manifest pojednania jubileuszowego z Jasnej Góry (Manifesto di riconciliazione giubilare di Jasna Góra). Jasna Góra, 3 maggio 1974. KP 46, 19; Głos, 360.
[x] Inizio della visitazione della copia dell’Immagine di Nostra Signora di Jasna Góra, Drohiczyn, 2 giugno 1974. KP 46, 157.
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